Il pensiero, le idee

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Oggi cuorEducato si è svegliato con un’immagine comica legata a fumetti e cartoni come i Puffi, dove quando ad un personaggio veniva una trovata nuova, si accendeva la simpatica lampadina metaforica sulla sua testa e col dito puntato verso l’alto il personaggio diceva: “idea”!!!

Ebbene si parla di pensiero, di idee. Con l’immagine di stamattina cercherò di non andarci giù in modo troppo pesante, ma è un tema molto caro a me che sono nata e sono stata educata in modo tale da avere sempre la testa impegnata e in movimento (direi a volte anche troppo), e di ciò sono fiera.

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Le persone generose

“In che modo tendi la mano?”

Buongiorno a tutti, questa mattina è stata un po’ movimentata per problemi condominiali. Sono stata un po’ indecisa se scrivere della “pazienza” 🙂 oppure di ciò che alla fine ho scelto. Oggi si parla di generosità.

Spesso si considerano generose quelle persone che mettono mano ai portafogli. Bene, può essere una forma di generosità questa legata ai soldi, ma a mio parere se non accompagnata da altre qualità umane, è altro.

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Spiritualità: risorsa immensa!!!

Cari cuorEducati, credo che oggi il titolo scelto per l’articolo del giorno sia molto chiaro. Voi sapete che sono di fede cristiana, ma non mi piace in generale osservare e parlare delle cose che riguardano la vita soltanto dal mio punto di vista ed è per questo che piuttosto che parlare solo della mia religione, che ovviamente ha una spinta spirituale, ho deciso di parlare proprio della sfera spirituale.

Vi confesso che non è una cosa facile, è un tema vasto e molto complesso ma è molto importante per cuorEducato approfondirne un po’ degli aspetti perché accomunano tutti gli uomini o comunque quelli consapevoli che la spiritualità fa parte dell’essenza di ciascuno di noi. Come sempre esiste chi sceglie di ignorare e chi invece sceglie di vivere e concretizzare certi aspetti imprescindibili dal proprio sé.

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La memoria: terra fertile

Nell’articolo di oggi ho deciso di parlare di un argomento abbastanza articolato e vasto: la memoria. Porrò la mia attenzione non sulla parte “scientifica” riguardante la sede del cervello in cui vive la memoria, oppure della differenza tra memoria a breve termine o a lungo termine. Spunti interessanti ovviamente, ma che in questo momento passano in secondo piano rispetto al concetto di memoria come sede dei ricordi. Quindi preciso che si parla di vita condivisa, affetti, mancanze, discorsi, perdite e abbandoni. Quante cose sono legate alla memoria!!! In pratica la nostra sfera affettiva è indissolubilmente attaccata alla sfera dei ricordi.

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Storia di una “capatosta”

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Buongiorno a tutti cuorEducati, stamattina mi sono lasciata ispirare per il titolo di questo articolo da una lettura di molti anni fa di un’opera giovanile di Giovanni Verga: “Storia di una capinera”. Come sempre dico, nulla è a caso, e la mia mente è andata a pescare proprio una storia in cui la protagonista vive delle vicende che la portano alla follia e infine purtroppo ad un tragico epilogo, e questo perché non riesce a liberarsi di in destino ineluttabile stabilito testardamente dalla sua famiglia per lei nonostante i suoi desideri fossero diversi. Non divago nella trama e i suoi particolari, ma in breve la protagonista intraprende la strada dei voti ma ad un certo punto, a causa di un’epidemia (tema attualissimo per il nostro ormai “compagno” covid-19), fa ritorno a casa e si innamora di un uomo che alla fine sposerà sua sorella. Credo possa già bastare questo per lasciar intendere della grande infelicità di questa donna e della sua fine.

Una capa-tosta qui a Napoli indica una persona molto testarda ed è proprio alla testardaggine che oggi dedico il mio articolo. Essere testardi può comportare nella vita di un capatosta, molte conseguenze positive, ma spesso anche delle complicanze. Ad esempio, se la testardaggine si traduce in determinazione nel raggiungimento della realizzazione di un proprio desiderio o progetto, allora cuorEducato le attribuisce delle qualità molto buone e produttive. Ma se invece la testardaggine si traduce solo in una ostinazione ottusa tesa solo al raggiungimento di uno scopo magari non proprio idoneo al nostro benessere, allora è davvero un problema.

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Lettera alla signorina Rottermeier

Non ho bisogno di essere perfetta

Cari cuorEducati, sono reduce da una nottataccia, ma anche se un po’ in ritardo quest’oggi mi dedicherò ad un articolo scritto in una forma un po’ diversa dal solito. Scriverò una lettera alla nota signorina Rottermeier che ha ossessionato le mie fantasie infantili all’epoca di Heidi. La premessa, per chi non la conoscesse, è che questa donna era la governante (nella casa in città), perfezionista e con la mania del controllo e delle regole che si occupava di Clara, amica costretta sulla sedia a rotelle, di Heidi. Credo che abbia occupato tutti i pensieri più antipatici di noi bambini a quell’epoca. Da qui, il mio bisogno stamattina di cantargliene quattro, in seguito alla notte in bianco.

Cara Rottermeier, come stai? Io e mio marito avevamo pensato di far conoscere Heidi alla nostra bimba, ma un dubbio ha invaso la mia mente…il dubbio riguarda te. Da piccola, quando ti ho conosciuta, ero molto turbata nell’osservare quanto fossi rompiscatole con Heidi e quanto la sua ventata di entusiasmo e novità destabilizzassero il tuo mondo fatto di regole e severità. La povera Clara era abituata a vivere in questo clima triste e ossessionato da te, ma Heidi no!!! Voglio aggiungere che mia figlia quando sorride è identica a Heidi, non so come sia potuto accadere 🙂 !!! Per questo non potrei sopportare di assistere al tramutarsi di un sorriso così solare e gioioso in una faccina triste e frustrata.

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La sensibilità: un negozio di cristalli

Oggi, cuorEducato si approccia ad uno stato legato all’animo umano: la sensibilità. Ho tenuto immediatamente a precisare che quest’ultima è una caratteristica legata all’anima, quindi assolutamente da non confondere con il vivere di sensazioni. Esistono molte differenze tra sensibilità e sensazioni proprio perchè queste ultime, secondo me, sono legate di più alle percezioni “fisiche”. In comune hanno solo una cosa: sono soggettive.

La sensibilità ha come particolare qualità quella di avere due lati, proprio come una medaglia. La prima faccia di questa medaglia è quella positival’altra inevitabilmente è quella negativa. Analizziamo entrambe.

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Voce del verbo Essere

“punti di vista, come sempre” 😉

Oggi scrivo di qualcosa di apparentemente legato alla grammatica. Le mie intenzioni sono di natura diversa. Quando frequentavo le scuole elementari, giunse il momento di studiare i verbi ausiliari: essere e avere. In questa sede parlerò del verbo essere, perché è stato sempre il mio preferito. Sin da bambina ho sempre ragionato molto sui significati soprattutto nascosti di tutto ciò che imparassi. Il passo è stato breve quindi quando mi approcciai alla voce del verbo essere e alle differenze col verbo avere. Io ragionavo così: la voce del verbo essere dice qualcosa di noi, che sia vera o falsa, ma esprime la nostra essenza o ciò che scegliamo di far trasparire. La differenza col verbo avere è proprio questa! Avere, per me significava: possedere. Il possedere per me era qualcosa di meno importante anche se comunque necessario sia per la possibilità di esprimersi, sia proprio per il vivere quotidiano.

Tutto ciò che esprime le qualità intrinseche di ognuno di noi o di qualsiasi oggetto, ha bisogno del verbo essere. Per esempio: Essere sinceri/falsi, essere belli/brutti, essere socievoli/asociali, essere credenti/non credenti, essere felici/infelici, essere cuorEducato/Ineducato 🙂 . Ho citato tante possibilità che indicano una condizione legata alla propria esistenza ed essenza.

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Amore e stereotipi.

Oggi cuorEducato scrive d’amore. Come già detto l’amore è qualcosa di complesso ma sicuramente è il motore dell’universo. Spiegarne i meccanismi e il perché nasca tra due persone forse è davvero impossibile.

Esistono numerose teorie che cercano di comprendere cosa faccia innamorare due individui. Qualcuno dice che tutto inizi da uno sguardo, altri parlano di olfatto, secondo cui in base agli odori che rilasciamo nell’aria ci sentiamo attratti da qualcuno. Poi c’è chi dice che le anime dei due innamorati si intercettano in modo istintivo, in base al modo in cui si “sente” l’umano vivere. In molti trattano dell’attrazione tra opposti.

Per cuorEducato forse tutte queste teorie hanno un senso e a volte si intersecano tra di loro, certo è che fa una distinzione molto importante tra innamoramento e amore. Le teorie sopracitate secondo cuorEducato possono essere maggiormente valide per l’innamoramento, condizione meravigliosa, necessaria e in ogni caso antecedente l’amore.

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“Il troppo stroppia dappertutto”: la dipendenza affettiva.

Oggi cuorEducato scrive di una problema che riguarda e può aver riguardato ciascuno di noi almeno una volta nella propria vita. Voglio precisare che la dipendenza affettiva, non è qualcosa che ha a che fare esclusivamente con le donne. Mi distacco da questo luogo comune. Succede che esistano delle donne con la cosiddetta “sindrome da crocerossina”, ma concedetemi di pensare e di affermare come sempre faccio, che nulla accade per caso e se si instaura una relazione dove una donna sente il bisogno di porsi in questa modalità è anche perché dall’altro lato c’è un’ altra persona con dei meccanismi disfunzionali che innescano e collaborano a una dinamica di coppia “patologica” e diciamo di “codipendenza”.

Anche le persone che appaiono autonome e indipendenti in altre sfere della loro vita,in quella affettiva soprattutto se fortemente coinvolte, possono rivelare delle fragilità inattese. La radice di questa problematica risiede purtroppo in una ferita infantile. Voglio sottolineare che le persone che cadono nella rete frustrante della dipendenza affettiva non sono stati per forza bambini con carenze affettive da parte dei genitori (cosa che comunque a volte accade e ne è la causa), ma anche un eccesso di premura nei genitori e una tendenza ad anticipare in modo ansioso la soluzione ai bisogni di un bambino, potrà portare questo bambino ad avere difficoltà nella relazione di coppia in futuro.

In generale la dipendenza affettiva è collegata alla mancanza di autostima. La dipendenza affettiva somiglia moltissimo alla tossicodipendenza, infatti la persona “amata” diventa una vera e propria droga: quando questa viene a mancare o il solo pensiero che possa venire a mancare provoca in questi soggetti la tendenza a cercare in modo spasmodico e accrescitivo “la dose” proprio come nelle droghe, di quella persona da cui si dipende. Addirittura si soffre di crisi di astinenza anche nelle dipendenze affettive, crisi che poi portano alla ricaduta, il che vuol dire cercare nuovamente il partner pur’essendo consapevoli di quanto ci faccia male.

Esistono veri e propri studi che dimostrano che l’innamoramento attiva alcune regioni del cervello ricche di dopamina (sostanza liberata quando proviamo piacere). Il concetto di piacere è molto importante, perché rappresenta quella spinta che ci porta a cercare così tanto ciò che lo provoca. Quindi cosa succede? La vita inizia a ruotare solo ed esclusivamente intorno a quella persona/sostanza attivando una serie di comportamenti insani: abbandono degli hobby, scarso rendimento lavorativo, isolamento dai familiari e dagli amici, i quali vengono visti come degli “intrusi giudiconi”, mettendo a repentaglio il bisogno di giustificare e proteggere la propria relazione “disfunzionale”. Molto spesso si instaura quindi una sorta di circolo vizioso in cui chi “domina” (il persecutore) giustifica il suo comportamento con la sua buona intenzione, cioè quella di voler proteggere, educare, amare l’altro. L’altro (la vittima) viene vissuto solo come un oggetto da plasmare e ridefinire a seconda dei propri umori e bisogni. La vittima vive la relazione sottomettendosi e sacrificando se stessa pensando che questo sia l’unico modo possibile di amare.

Ecco in questo tipo di relazione bisogna lavorare moto sul senso della misura, sul fare spazio all’altro, altrimenti quest’ultimo verrà visto sempre come oggetto e mai come soggetto. Un oggetto deve solo limitarsi a soddisfare i miei bisogni. In una relazione sana non esiste il rapporto io-tu, ma solo io-quello (dove “quello” è solo uno strumento di soddisfazione del proprio bisogno).

Secondo il fondatore della GestaltFritz Perls, la malattia insorge quando l’organismo resta troppo a lungo in uno stato di squilibrio. Quindi nel caso della dipendenza affettiva, la vittima potrebbe considerarsi immeritevole di amore e cercare di soddisfare ogni bisogno esplicito ed implicito del partner-persecutore. Quindi la vittima si attaccherà alla speranza di una futura ricompensa d’amore, e il persecutore darà sfogo alla sua pulsione di onnipotenza attraverso un controllo eccessivo e spesso paranoico dell’altro. Secondo Perls, ” la guarigione” è possibile solo attraverso un’assunzione dresponsabilità di ciò che stiamo facendo, del modo in cui produciamo i sintomi della nostra “malattia”, ed entriamo in contatto con noi stessi, dando inizio alla crescita.

Una persona che attiverà questo tipo di dipendenza, da bambino avrà vissuto delle emozioni poco considerate dai genitori, che spesso lo avranno fatto sentire un elemento disturbante. Spesso gli avranno detto frasi come: “smettila, non correre, non ti sporcare che ti ho appena cambiato, stai fermo, lo faccio io che tu tanto non ce la fai, sono stanco, non ho tempo per i tuoi capricci, lasciami in pace”. Parole che sembrano non essere molto importanti e voglio sottolineare che qualsiasi genitore, prima o poi, qualche volta le avrà pronunciate. Ma se aggiungiamo a tutte queste parole anche: urla, qualche schiaffo, insulti o peggio ancora INDIFFERENZA, il bambino crederà di non meritare amore e di non andare bene così com’è. Di conseguenza gli altri saranno sempre e comunque MIGLIORI DI LUI. Tutto ciò potrebbe trasformarsi in un terreno fertile per relazioni tossiche e manipolative. Per Perls ognuno di noi non deve aver paura dei propri errori che sono solo modi di fare qualcosa magari di diverso e nuovo in senso, se vogliamo, anche creativo.

Voglio aggiungere un altro particolare interessante di queste relazioni tossiche: la gelosia possessiva . Si cade nell’equivoco per cui la gelosia viene scambiata per amore. Il controllo è un segnale importante per riconoscere la gelosia possessiva e patologica. Cari cuorEducati, chiedo venia se stamattina mi perdo nell’argomentare fino a questo momento, senza mai rivolgervi la parola, ma considero questo articolo davvero molto importante per ciascuno di noi e questo mi fa restare concentrata sul tema. In ogni caso, miei cari voglio portarvi degli esempi per il riconoscimento della gelosia patologica: domande insistenti e inquisitorie, richiesta di foto e video del luogo in cui ci si trova, troppi messaggi anche quando si avvisa l’altro che non è possibile leggere o rispondere, richiesta delle proprie password, innumerevoli chiamate nello spazio di poco tempo (vera e propria molestia ). Dobbiamo prendere coscienza del tipo di relazione che stiamo vivendo prima delle manifestazioni di aggressività al suo interno. Tali manifestazioni si esprimono quando appunto il bisogno arcaico di possesso viene negato. Quindi se una parte della coppia decide di troncare, l’altra lo reputerà qualcosa di incomprensibile, soprattutto se non ci si è mai fermati a fare il punto della situazione (e come al solito la comunicazione è fondamentale). Di conseguenza l’abbandonato potrebbe reagire con aggressività. Il consiglio, che come al solito cuorEducato dà, è quello a questo punto, di non perdersi in inutili spiegazioni, accettare ultimi saluti e appuntamenti, cercare di rabbonire o addirittura rispondere alla rabbia con la rabbia. La distanza è l’unica risposta possibile insieme all’indifferenza.

CuorEducato, in una visione ottimistica (che è quella che di solito preferisce), auspica che il male, se ignorato si allontanerà da solo e si autodistruggerà. Spero di non aver raggiunto nessun cuorEducato facendolo sentire giudicato. Ho cercato di analizzare la questione per aiutare i tanti, i troppi che vivono queste situazioni. Come anni fa qualcuno diceva in uno spot: “se lo conosci lo eviti”.

Vi dirò, anche a me è capitato di vivere una situazione del genere in passato ed è stata davvero dura ma, morale della favola, ho capito che in quella relazione di codipendenza, io ero la vittima consapevole e lo ero talmente, che questa persona che ha divorato la mia vita in quel lungo periodo, è una persona di cui non ho mai voluto parlare quando ho chiesto l’aiuto e il supporto necessario. E’ stato il mio modo di ribellarmi a quella convinzione che lui fosse il mio “centro” e che il solo parlarne lo rendesse ancora una volta il protagonista. Io ho fatto così, ognuno mette in atto le sue strategie per guarirsi. La cosa che sento però di dire è che è fondamentale quando il tutto sfugge di mano, chiedere aiuto ad un professionista. L’autosufficienza è una cosa inutile, direi proprio insulsa in questi casi.

Posto qui un video molto interessante sulle dipendenze che convalida il mio articolo senza parole…un video muto. Seguitelo con attenzione. E vi saluto con un pezzo di Vasco “Il tango della gelosia”, anche un po’ per sdrammatizzare, alleggerirci e perché no, gratificare le nostre orecchie.

Stefania, con cuorEducato, seriamente guarito.