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Buon pomeriggio a tutti! Oggi ho voglia di descrivere ciò che per me significa cucinare. Ebbene, non so se perché io sia napoletana, e quindi appartenente ad una tradizione culinaria molto importante, o perché io abbia avuto la fortuna di vivere e crescere in una famiglia particolarmente attenta ed affettuosa, o perché semplicemente mi piaccia mangiare e abbia imparato attraverso l’osservazione e un po’ di esercizio, ma sta di fatto che per me l’atto del cucinare è amore.
Mi è capitato molto spesso di pensare e soprattutto di scoprire attraverso l’assaggio di “manicaretti” preparati soprattutto da me, ma anche da altre persone, che qualora la ricetta non fosse stata eseguita con un ingrediente segreto, il sapore era veramente sgradevole o peggio ancora anonimo. Questo ingrediente segreto è per cuorEducato l’amore che ci si metteva nella preparazione. Questo ingrediente è molto importante anche nel “mettere su” un caffè o un tè.
Purtroppo a volte, anche qui a Napoli, dove ogni nonna e mamma che “si rispetti” ha rimpinzato il proprio pargolo, e dove l’accoglienza e l’affetto si esplicitano per prima cosa attraverso una sola domanda: “hai mangiato”?, esistono persone che non amano e non vogliono cucinare né per sé né per i propri cari. Quanto mi dispiace quando osservo questa realtà tanto triste. I servizi d’asporto e di catering esistenti ormai da anni hanno peggiorato la situazione. Molte famiglie mangiano solo cose preparate da servizi di enogastronomia eccetera, oppure solo quei preparati già pronti per fare prima, ma “meglio comprare tutto già pronto, in modo da non sporcare nulla”.
Allora, premesso che anche a me è capitato di acquistare cibi pronti, alcuni veramente buoni, ma a parer mio, non è una cosa sana e affettivamente normale non cucinare mai o giù di lì. Non sto parlando di donne o uomini in carriera (che in ogni caso non riesco a giustificare), ma proprio di gente comune che non vuole spendere un minuto del proprio tempo per gli altri, e nemmeno per sé. Non vuol dire nulla non essere bravi in cucina, o avere gusti particolari o avere in famiglia elementi con gusti diversi dai propri. E’ solo che chi non cucina, per me in fondo “non vuole bene” a nessuno.
Oltretutto mangiare male o arrangiarsi sempre, può portare ad ammalarsi fisicamente. La cura dell’alimentazione in una famiglia è un modo di amarla. Io ero felice quando mamma mi preparava anche cose semplici, per carità, ma ero contenta!!!! Quando uscivo di scuola, da piccola, la prima domanda che facevo alla mia mamma quando rientravamo a casa, era: “mamma che si mangia”? Non era solo perché ero affamata, ma perché era bello per me che la mia mamma mi pensasse, mi coccolasse.
Poche persone hanno compreso il motivo per il quale, quando è arrivato il momento dello svezzamento di mia figlia Sara, io fossi felice!!! Non vedevo l’ora di prepararle da mangiare. Il latte è certamente un elemento molto importante per un bambino, ma tutti mi dicevano: “mamma mia, che bello col latte subito fai”!!!! Io non ero proprio d’accordo, perché per me, era ed è un piacere preparare le pappe per la mia bimba. Ciò si verifica anche con mio marito, si verifica se decido di invitare delle persone di famiglia o meno a casa. Ovviamente il fatto di vivere a Napoli, può indurre nella tentazione di lasciarsi sedurre da una bella pizza, e chi non ci è caduto in pieno tante volte!!! Ma quando ho voglia di dire “TI VOGLIO BENE”, io cucino per i miei ospiti.
Per un bambino, è bello guardare la propria mamma intenta nel preparargli anche un semplice piatto di pasta asciutta!! Però, ogni giorno!!!! Qualche volta può capitare di non cucinare e mangiare un panino, un semplice toast (cosa anche molto divertente se casuale), ma vi assicuro, se questa sarà la routine, qualcosa non va e non andrà mai in quella famiglia, in quelle persone. La relazione col cibo è importante e l’esempio che noi diamo ai nostri figli lo è altrettanto!
Ho conosciuto madri di famiglia incapaci di cucinare, altre madri affette da disturbi alimentari che si specializzavano in piatti particolarissimi da loro stesse mai mangiati, altre mamme che si nascondevano dietro il proprio lavoro per non cucinare mai nulla e lasciare il compito ad altri, o al robot da cucina, o alla nonna, o al partner. Donne che odiavano il marito, e puntualmente acquistavano cibi pronti al supermarket tutti i giorni, tutti. Parlo per lo più di donne, perché in casa, a parte delle rare eccezioni, è la donna che in modo sistematico si occupa della cucina purtroppo. Donne che a Natale, con marito e prole, alle 21 già avevano terminato il cenone, “che magia eh”???? ;-).
Sinceramente per me questo ha un significato solo: incuria, disincanto, malessere, anaffettività. Sono mie opinioni, non esigo che siano condivise da tutti, ma per cuorEducato i sentimenti si esprimono anche così, cucinando. Non è necessario pretendere troppo da se stessi, possono esistere molte cause per le quali non si abbia tempo, modo, voglia di cucinare, ma è molto importante sia per se stessi che per i propri cari, soprattutto i figli, vivere una figura materna soprattutto, che li ami attraverso il cibo e la sua preparazione.
Stare a tavola tutti insieme e condividere è fondamentale!!! E magari perché no, anche con la TV spenta!!!!! Mangiare insieme almeno una volta al giorno è quel momento in cui ci si racconta la giornata, a volte ci si può anche arrabbiare, ma il dialogo spesso arriva intorno ad una tavola. E se non abbiamo cucinato nulla, o stiamo andando di fretta in ogni attimo del nostro tempo familiare, diventa difficile parlarsi un po’.
Conosco una coppia, da un bel po’ di anni. Sono insieme da moltissimo tempo, più di 40 anni di matrimonio, e la cosa che mi colpì molto di un loro racconto è questa: lui spesso aveva dei turni di lavoro che non gli permettevano di condividere il o i pasti con sua moglie, e così da tutta la vita, anche adesso che è in pensione, se si svegliano in orari diversi, lui comunque aspetta lei per fare la colazione insieme! Per me questo è amore. Ora ciò non significa che lei o lui abbiano preparato il panettone per la colazione la sera prima, ma significa aver compreso che condividere il pasto, sedersi per gustare insieme, sia un momento importante.
Invece esistono realtà dove una mamma o un papà non sanno spendersi per la propria famiglia, stanno in silenzio a guardare TG, arrabbiandosi col politico di turno, senza mai dire: “Mangiamo qualcosa? Lo preparo un piatto di spaghetti con aglio ed olio”? E consentitemi di pensare che se ciò accade da bambini è grave, ma anche coi figli adulti, non offrire accoglienza di questo tipo, li mette molto a disagio anche se ci hanno fatto “il callo”!!!!
Invece è bellissimo vedere che esistono famiglie che amano stare insieme, litigare a tavola, perché no? Poi la mamma che prepara 1000 pietanze per figli e nipoti, nonostante l’età: non è un film, cari cuorEducati, perché questo accade ancora oggi nella mia famiglia di origine!!! Io sto cercando di comportarmi nello stesso modo con la mia piccola e mio marito. Adoro cucinare per loro, anche cose che a me non piacciono, solo per strappare un sorriso (nel caso di mio marito), per vedere che è contento, e io sono felice così! Non voglio premi, né monumenti, sono una donna e una mamma normale, una di quelle che amano la propria famiglia in tutti i modi e le lingue del mondo. Oggi ho scelto la cucina perché credo non sia un caso se il bimbo quando nasce abbia bisogno della mamma per nutrirsi. L’educazione sentimentale di cui si parla in questo blog, è aperta a tutte le forme di amore profondo, sano e senza ritorno alcuno.
Quando io e Diogene ci siamo sposati avevo la passione del LETTERING. Acquistai delle letterine di legno e le incollai col nastro biadesivo al bordo delle mensole della mia cucina, componendo una frase di Harriet Von Horne:”CUCINARE E’ COME AMARE, O CI SI ABBANDONA COMPLETAMENTE O SI RINUNCIA”. Ed è in coerenza con questo pensiero che vivo la mia vita da cuoca di casa.
Vi saluto con una canzone che mi ricorda la mia infanzia..piena di positività e messaggi di accoglienza!!!!
Stefania, che quando cucino per te, “ti voglio tanto bene”! ❤