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15 maggio 2020, tempo di fase 2 covid-19, qualcuno crede di essere libero. Buongiorno cuorEducati, apro questo articolo in un modo un po’ diverso dal solito. Il motivo è legato al tema di oggi che non è proprio la libertà, ma il senso di libertà.
La libertà è qualcosa che in un passato poi non così lontano, era un concetto completamente assente per tutti, in particolare per le donne e le classi più deboli. In senso stretto oggi quando ti si toglie la libertà si viene arrestati e si va in carcere (condizione spesso necessaria motivata da crimini gravi o meno gravi ma comunque necessaria per la trasgressioni delle leggi vigenti). Questa privazione della libertà in senso fisico credo sia davvero orrenda per chi la vive in modo non costruttivo.
Anche noi nel periodo della fase 1 abbiamo provato questa sensazione di mancanza di libertà, dato che non era possibile uscire di casa e tutto il resto delle cose a cui questo nemico invisibile ci ha costretti.
Premesso che essere rinchiusi è una condizione tra le più terribili, ciò di cui scrivo stamattina è altro. Mi riferisco al fatto che ci sono persone chiuse in carcere per anni, più libere di una persona qualunque che conduce la sua vita apparentemente normale. Come sempre è tutta una questione di punti di vista e di relatività. Tutti noi, liberi di uscire o no, viviamo delle “schiavitù” (prendendo con le pinze questo termine un po’ pesante). Giriamo per strada, andiamo a lavoro, facciamo shopping, giochiamo una schedina, mangiamo una pizza, ci incontriamo, facciamo la spesa, portiamo il cane a spasso e i bambini a scuola, andiamo all’università, scriviamo in un blog 😉 (tutte cose di un immenso valore per cuorEducato), ma non sono solo queste attività a renderci liberi.
Siamo spesso incatenati ai nostri bisogni effimeri, non possiamo fare a meno di nulla, dipendiamo da tutte le cose che facciamo e/o possediamo. Viviamo una crisi di valori talmente forte che persino fare le faccende di casa, come gettarsi a capofitto nel lavoro, o vivere solo ed esclusivamente per il proprio partner, i figli, o i propri genitori possono diventare delle vere e proprie schiavitù. Sono dell’idea che ogni cosa ha la propria importanza ma se si impossessa di noi non è una cosa sana. Piccola digressione religiosa: Sapevate che il comandamento che dice “onora il padre e la madre” significa dargli il giusto valore? Se andate a cercare l’etimologia del verbo onorare questo è quello che vi farà apprendere. Fa piacere a tutti ad esempio acquistare un bel capo di abbigliamento o un paio di scarpe in più o magari una bella borsa (non mi riferisco a prodotti necessariamente costosi), ma se arriverà il momento in cui se ne dovrà fare a meno, dobbiamo essere consapevoli che non sarà “la fine del mondo”.
Siamo così fortunati e non ce ne accorgiamo! Ci sono state epoche in cui ogni diritto umano anche qui in Italia, era una chimera per la maggioranza delle persone. La libertà di pensiero, di scrittura, vivere la propria religione, mettere la minigonna, votare, esercitare una professione, appartenere ad un popolo piuttosto che ad un altro erano tutte vere e proprie oasi nel deserto. Oggi addirittura se i nostri ragazzi non indossano un certo tipo di abbigliamento o un marchio in particolare, sono “fuori dal gruppo”. Questo crea schiavitù: questi ragazzi, sia coloro che aderiscono allo schema, sia coloro che non ne hanno la possibilità, vivono un disagio: non sono liberi da ciò che la nostra società e le proposte televisive “sfrontate e non” propongono. Reputo tutto ciò aberrante. Mi piace molto quando un ragazzo o un bambino sceglie di essere interessato ad altro, sceglie di essere differente rispetto alla massa semplicemente perché non ne condivide i gusti. Questo è un ragazzo coraggioso, perché correrà il rischio di essere escluso. Bene, voglio dire a questo ragazzo: “NON SEI TU IL PROBLEMA”. Ovviamente non sto affermando che bisogna essere asociali e non conformi a nessun tipo di modo di essere e vivere la socialità. Ogni periodo storico e generazione convive con delle mode e dei modi di rapportarsi. Mi sconvolge solo la facilità con cui si cade nella schiavitù verso quella moda (in senso lato) e che se scegli di dire NO, è come se non potessi far parte del mondo.
E poi ci sono I LIBERI. Che bella storia!!!! Persone inchiodate ad una sedia a rotelle, o senza un soldo, o ammalati gravemente, o per un qualsiasi motivo pratico bloccati, disabili, ma che sanno volare. Viaggiano a volte anche solo con la mente o trovano il modo di viaggiare nonostante tutto, scrivono, parlano, non hanno paura, non si incollano agli schemini precostituiti dal “chissà chi” di turno, non guardano solo una rete televisiva o leggono un solo giornale, ma amano farsi una propria idea, LIBERAMENTE. Bell’avverbio LIBERAMENTE: libera+mente. C’entra quindi il nostro pensiero, il nostro “bel” cervello.
Ogni forma di fanatismo, idolo, schema sociale o familiare obbligato è privazione della libertà per cuorEducato. Qualche volte siamo noi a cadere nella trappola, qualche altra c’è qualcuno che impone o vieta. Le persone con più risorse interne, riescono a esprimersi liberamente anche se vivono queste situazioni: Molti musicisti, attori, artisti, poeti, ma voglio precisare, anche gente comune, eroi dei nostri giorni, trovano il loro modo di essere liberi e di ribellarsi.
Questo articolo non è una incitazione alla ribellione, soprattutto in questo momento in cui la violazione di certe regole potrebbe costare la vita. Bisogna dare il giusto peso e valore ad ogni cosa e saper contestualizzare. Oggi non è possibile, perché sarebbe a rischio purtroppo la nostra vita, girare per strada senza mascherina o abbracciarci. E’ giusto così. Esistono delle serie ragioni per le quali ciò è vietato e chi ha scelto di violare la regola non ha avuto né sapienza né cura verso se stesso e i suoi affetti.
Metto in discussione quelle privazioni della libertà immotivate o con motivo celato da chi pone la regola, magari perché consapevole che tale motivo è dettato da un mero interesse personale o legato a pregiudizi sociali. In questo senso allora cuorEducato consiglia la ribellione, l’essere rivoluzionari!!! Si può essere rivoluzionari con un silenzio, con una lettera, con un abbraccio dopo che sei stato umiliato ed emarginato. Ognuno di noi ha la libertà di scegliere come ribellarsi. Di certo la guerra per me non si fa con fucili, ed in verità nemmeno con batteri o bombe nucleari. In questo nostro pazzo mondo, la vera guerra si fa con la pace, con il buon esempio e l’educazione. Queste sono le rivoluzioni a cui tutti dovremmo prendere parte.
Stamattina ho appreso della dipartita dell’amato e stimato compositore e direttore d’orchestra Ezio Bosso. Ho provato un dolore molto forte per questa perdita che a parer mio, mi riguarda personalmente e credo riguardi tutti noi, specialmente l’Italia. Questa Italia meravigliosa, piena di bellezza ed anche di talenti e menti speciali come quella di Ezio Bosso. La sua ultima intervista di qualche giorno fa, lo riprende molto magro, ma diversamente dal solito molto sciolto nel parlare. Qui lui parla dei diritti che ci vengono tolti e della possibilità della musica di essere liberi. Una persona stupenda, un uomo diverso, perché nonostante la sua malattia lo avesse privato della famigerata libertà, intesa come indipendenza/autonomia, non ha mai smesso di produrre pensieri e musiche e iniziative fantastiche, ricche di positività, ottimismo: Era un uomo libero ed è a lui che dedico questo articolo sul senso della libertà e gli do il mio saluto dicendo: “grazie Ezio, mi hai fatto comprendere tante cose non con la tua morte (è facile celebrare i morti) ma con la tua vita, attraverso la quale hai testimoniato che la gioia, la speranza, i sogni, i desideri, l’arte, la tua amata musica, si può essere liberi e vitali. Ciao Ezio, ti abbraccio.
Vi lascio con un pezzo di Silvestri dedicato a chi è imprigionato. La mia è una dedica a tutti coloro che vivono un qualsiasi tipo di prigionia esistente: “Aria”
Stefania, oggi un po’ triste per la perdita di Bosso….ma piena della speranza che adesso diriga l’orchestra nel suo Paradiso pieno di musica, senza più dolore. ❤