
Buongiorno a tutti, questa mattina è stata un po’ movimentata per problemi condominiali. Sono stata un po’ indecisa se scrivere della “pazienza” 🙂 oppure di ciò che alla fine ho scelto. Oggi si parla di generosità.
Spesso si considerano generose quelle persone che mettono mano ai portafogli. Bene, può essere una forma di generosità questa legata ai soldi, ma a mio parere se non accompagnata da altre qualità umane, è altro.
Le persone VERAMENTE GENEROSE, reputano il dono del denaro, la punta dell’iceberg. Prima del denaro esistono altri atti che per il vero generoso sono necessari e motivanti. Parlo di interessamento verso chi si compie l’atto generoso, in termini di tempo che gli si dona, parlo di voglia di condividere anche uno spazio con lui, esigenza di sapere come stia. Allora vi starete chiedendo come fare quando si fanno per esempio donazioni ad associazioni a distanza. Questo è un caso particolare, ma vi dico che ad esempio quando si adotta “a distanza” ormai le famiglie e i bambini adottati, vengono messe nella condizione di ricevere notizie e lettere sulla loro vita per dargli la possibilità di stabilire un contatto, una relazione.
E’ appunto nella relazione e nella sua qualità che si può stabilire il confine tra generosità o elemosina. Quest’ultima non è una decisione cattiva, da parte di chi la compie, per carità! Ma esaminiamo bene la situazione. Se passo accanto ad un “senza tetto” per strada e gli lancio una moneta o 100 euro senza nemmeno guardarlo, ebbene per cuorEducato sì, quel “senza tetto” per qualche giorno mangerà, ma il mio interesse va alla motivazione di questo gesto meccanico. Non c’è nessuna umanità nel fare elemosina anche consistente se non ti frega nulla di quella persona al punto di non guardarla nemmeno negli occhi per scoprire il suo stupore o la gratitudine o la tristezza della umiliazione.
La cosa veramente triste è che spesso questi comportamenti si verificano non solo con i mendicanti. Anche tra amici, familiari, troppe volte se si dà un supporto economico, si vuole un tornaconto di qualche tipo o magari ci si ferma qui. Non esiste affetto, considerazione, presenza, amore. Soldi, solo soldi, che sono utili e per i quali chi riceve ovviamente ringrazia, ma con un po’ di amaro in bocca. E’ come se tra i tuoi amici o parenti “generosi” tu avessi qualcuno dal nome bancomat! Il paradosso è questo, sai che è necessario a volte prelevare, ma come fai a volergli bene???
Per cuorEducato l’affetto è fondamentale e considera “gli amici bancomat” dei donatori anonimi a cui le persone in difficoltà, non riusciranno a legarsi in nessun modo palpabile. Che amarezza!!!
E’ così bello donare con gioia ciò che si ha e se si hanno solo i soldi in fin dei conti, si è i più poveri tra i poveri. Credo che conoscersi, essere compassionevoli, curiosi verso l’altro siano modi di esprimere la generosità d’animo che è preludio di quella della tasca. Altrimenti quale sarà il meccanismo che ti fa dare soldi ad una persona bisognosa? I motivi potrebbero essere molti: avere il proprio tornaconto è quello più comune (far sentire in colpa e debitore la persona bisognosa, metterla nelle condizioni di dover fare delle cose per te di qualsiasi tipo, pretendere, darla per scontata, credere di sentirsi in diritto di ignorarla “tanto ci si è puliti la coscienza”, eccetera eccetera). Credo di essere stata abbastanza chiara!
Non sto emettendo dei giudizi di valore. Ognuno decide per sé e soprattutto ad un certo punto della vita se si ha la possibilità di donare si è abbastanza adulti da scegliere come. Non sono poi tutti così inconsapevoli, non sottovalutiamo che ognuno un po’ conosce se stesso e soprattutto ad oggi, il rapporto con il denaro è uno di quei rapporti meglio approfonditi quasi da tutti.
La persona generosa DAVVERO agisce silenziosamente, ti regala anche solo un sorriso, ti porta il pane e non si prende i soldi, ti compra le medicine, passa a trovarti anche solo per salutarti, ti chiama al telefono o ti manda un messaggio anche solo per parlare del più e del meno perché coltiva la relazione. Non mi piacciono quelle amicizie o parentele in cui ci si vede o sente solo nei guai o nelle gioie. Io amo la presenza costante che in sé è un atto di generosità.
Tutti abbiamo problemi, dobbiamo lavorare, fare la spesa, badare alla casa, cucinare, i figli, preoccupazioni varie, avere voglia di stare da soli o in silenzio, dormire, non parlare, non aver voglia di scherzare o piangere! Questo però è uno scenario temporaneo, perché per i generosi d’animo, verrà poi il momento della condivisione, il bisogno di esserci in ogni caso, magari anche donando soldi a chi ne ha bisogno, “perché no”?!
Mi andava in questo momento così difficile anche a livello economico per il mondo intero, di dire la mia opinione. Aiutare non è umiliare! Il verbo aiutare deriva dal latino “ad iuvare”: “giovare a”. Credo sia abbastanza: Giovare a, verso. E’ un atto gratuito in tutti i modi e sensi esistenti.
Mi reputo una persona molto fortunata perché di veri generosi ne ho conosciuti e qualcuno esiste proprio nella mia vita. Un vero dono da parte di Nostro Signore. Persone che non vogliono comprarmi ma conquistarmi. A voi dico “Vi voglio bene”, sapendo che questo è l’unico vostro grande desiderio che però non pretendete e non acquistate. Grazie.
Vi saluto con una canzone che non so perché mi è tornata in mente per mie strane associazioni mentali…a volte si fanno gesti generosi a Natale ma… “o è Natale tutti i giorni, o non è Natale mai”.
Stefania, la quiete dopo la tempesta (condominiale) 😉