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Cari cuorEducati, oggi tratto di qualcosa di molto frequente nelle nostre relazioni che molto spesso viene spacciata per cosa giusta e sana, ma soprattutto normale: la competizione. Vorrei essere chiara su questo concetto da cui ho deciso di partire: LA COMPETIZIONE, QUANDO SANA, E’ e sarà SEMPRE UNO STIMOLO IMPORTANTE IN UNA GARA. Ecco, pongo l’accento sulla “questione GARA”: in questo caso, ci può stare che gli atleti competano tra loro per raggiungere un obiettivo. Per obiettivo intendo non necessariamente LA VITTORIA, ma magari un traguardo personale per un partecipante. E’ questo che dovrebbe animare, e molto spesso per fortuna anima, gli atleti seri. Chi gareggia o gioca solo per VINCERE per cuorEducato non ha compreso molto bene il significato dello sport e soprattutto quel detto che dice: “l’importante è partecipare” e aggiungo io, DIVERTIRSI!!!!
Anche quando si partecipa ad un concorso, il concetto di “vincere” (e quindi entrare a far parte di una graduatoria o addirittura entrare nel mondo del lavoro), ha un senso differente, anzi direi proprio che HA SENSO!!!! Oppure anche a scuola, la competizione sana può essere molto stimolante per gli studenti, creando le condizioni necessarie per migliorare costantemente un po’ di più.
Tutte queste premesse per farvi intendere che non sono quel tipo di persona, che non dia il giusto peso al fatto di partecipare e gareggiare, e quindi competere con qualcun ‘altro. Ma al di là di questi settori, in cui comunque credo che vadano rispettati dei criteri legati all’etica, al rispetto delle regole e anche il rispetto per se stessi,io sono convinta che la competizione sia sempre qualcosa di insano e poco gradevole per tutti.
Mi sono chiesta spesso da cosa nasca la competizione insulsa e inutile tra persone. Capita spesso che anche solo all’interno di un dialogo tra due o più persone, ci si ritrovi a fare a gara tra chi abbia ragione, chi si esprima meglio, chi abbia più titoli di studio, chi sia più simpatico, intelligente, “malato di pulito”, un bravo genitore, un super-nonno, il più benestante, il frequentatore dei locali più in voga in assoluto oppure dove si “mangia meglio”, il più bravo intenditore di vini o quant’altro, eccetera eccetera. Sono solo banali esempi di competizione tra persone, che per quanto mi riguarda si coprono di ridicolo e nemmeno se ne rendono conto. A quel punto tutti saranno disposti a fare scacco matto e a mettere a posto il proprio interlocutore nei modi peggiori: umiliandolo, portando esempi su quanto sia incoerente e le sue azioni non corrispondano ai fatti, facendo paragoni e quantificando risultati. Quanta miseria!!!!!
Mi sento molto dispiaciuta nel pensare e affermare tutto ciò, ma dobbiamo ammettere che prima o poi tutti abbiamo avuto questo comportamento meschino, spinti dalla rivalità e dalla mancanza di comprensione dell’altro e condivisione con l’altro, e ancor peggio, spinti dalla voglia di primeggiare, magari perché per qualche strano e menzognero motivo, ci sentiamo inferiori e di conseguenza ci lasciamo divorare dall’invidia, portatrice di cattiveria.
Ancor più l’amarezza mi pervade quando questo accade tra donne. Ecco, questa è la parte più triste di questo articolo. Tra noi donne capita raramente e tra menti un po’ più mature per esperienze di vita, che esista una sorta di solidarietà. Tutte vogliono essere la più bella, o la più intelligente, o simpatica, eccetera, e non si fa mai nulla per aiutare una donna (nemmeno che si definisca amica, figuriamoci collega) in difficoltà. Anzi, quante volte si gode per la sconfitta di una donna. E’ davvero molto dura da mandar giù, ma ahimè capita ancora troppo spesso. Le donne amano “farsi le scarpe tra loro” più degli uomini. Qualcuno dice che il motivo risieda nel fatto che gli uomini sappiano aggregarsi per cose anche futili: sport, auto, parlare di donne come oggetti eccetera. Invece le donne, si dice, pensino solo ad essere superiori le une verso le altre, a causa soprattutto della conquista del maschio. E così per la proprietà transitiva, spostino questo comportamento in ogni settore della propria vita.
Veramente cuorEducato non sa quale sia la verità, ma sicuramente è consapevole di questa realtà. Anche a me è capitato di essere talmente competitiva con le mie coetanee dall’adolescenza fino ai 28 anni circa (e aggiungo anche per qualche brutta esperienza con false amiche), da non aver nessun interesse ad intessere amicizie con il mio stesso sesso: solo amici maschi. Un grosso errore devo ammettere. Quando ho iniziato ad aprirmi alle amicizie femminili vere, ho capito molte cose anche su me stessa e ho riso tanto, tantissimo!!!! Ovviamente non sempre ho scelto l’amica giusta, anzi, le delusioni ci sono state, ma per la verità io mi sono sentita molto arricchita nel confrontarmi con altre donne. Ogni donna è un mondo e anche quella più “strana” e diversa da sé può aiutarci e può farci crescere. Aggiungo che quelle amicizie troppo esclusive ed ossessive tra le donne non mi piacciono e anzi mi fanno un po’ di paura: Spesso si creano gelosie e senso di protagonismo nella vita l’una dell’altra. Come sempre ci vuole EQUILIBRIO in ogni situazione.
Spero di educare mia figlia a sapersi confrontare con tutti al meglio e di competere in modo sano solo quando è realmente necessario, perché una gara gratuita è una guerra tra poveri e fa male alla nostra salute!!!! In più ci rende SOLI in fondo.
Vi saluto con un pezzo del Liga: “Una vita da mediano”.
Stefania, che la gara la perdi sempre anche se la vinci, quando sei solo concentrato sull’essere il migliore!!!!