
Buongiorno a tutti! Oggi cuorEducato tratta di una tematica molto seria di cui si parla tanto negli ultimi anni, ma ahimè una piaga sociale sempre esistita ed ignorata in passato al punto tale da aggravarsi fino a diventare troppo spesso ingestibile. Parlerò del BULLISMO.
Vi confesso che la mia mente è affollata da tantissimi pensieri a riguardo e che non so bene nemmeno da dove iniziare. Perciò ho deciso di semplificare, partendo dal motivo del titolo che ho scelto per questo articolo. Qui a Napoli la molletta ha di certo la funzione di aiutarci a stendere il bucato. Questo è il significato che le ho dato fino a 16 anni in modo esclusivo. Ero al liceo, ed un giorno un mio compagno di classe, mi parlava di alcuni suoi problemi con coetanei presenti nella nostra realtà scolastica. Aveva molta paura, ma cercava di non darlo a vedere. Parlava di doversi difendere. Non capivo! Sentivo sicuramente il suo disagio e cercavo di aiutarlo, di consolarlo, di trovare delle soluzioni ai suoi problemi. Lo comprendevo molto bene, perché alle scuole medie anche io avevo avuto delle difficoltà coi miei compagni di classe. Lì mi prendevano in giro e mi davano tanti fastidi di ogni genere solo perché ero molto dotata in campo scolastico.
Il mio compagno di liceo, si sentiva debole fisicamente, si sentiva solo. e mi disse: “Stefy, adesso tengo la molletta nello zaino, nascosta”. Io ero un pò confusa e gli chiesi: ” E che ci devi fare”? Lui mi rispose che la teneva per potersi difendere da eventuali aggressori a scuola. Allora gli chiesi di chiarirmi cosa intendesse per MOLLETTA. Mi spiegò che a Napoli la molletta è anche un tipo di coltello.
Ero completamente meravigliata, sia dalla mia mancanza di informazione riguardo a questo altro nome dei coltelli, che dal fatto che un ragazzo di 16 anni, addirittura fosse tanto spaventato, da ricorrere ad un arma. Era davvero un bravo ragazzo, proveniente da una famiglia per bene…ma si sentiva solo, SPAVENTATO.
Lui non lo ha mai preso quel coltello dallo zaino, ma lo faceva sentire più forte. Io mi arrabbiavo, perché gli dicevo che alla violenza e i soprusi non si può pensare né ipotizzare di rispondere così…e che se aveva bisogno di sentirsi più sicuro, doveva rivolgersi ad un adulto competente.
All’ epoca, non si parlava di tutto ciò. Non si parlava di BULLISMO. La tendenza, soprattutto da parte del mondo adulto era quella di sminuire e di pensare che fosse normale che un giovane dovesse subire certi tipi di soprusi, relegando la questione a frasi fatte come: ” Son ragazzi, cose che capitano, passerà”.
Ho descritto il sentimento di chi subisce bullismo. E soprattutto voglio invitarvi a riflettere che se un bravo ragazzo, intelligentissimo tra l’altro, arriva a mettere un coltello nel suo zaino, figuriamoci in altre realtà cosa potrebbe accadere e purtroppo accade. Quanti giovani, e voglio precisare che oggi l’adolescenza si è molto anticipata, si isolano, certe volte arrivano a decisioni davvero troppo drastiche, a causa di chi li perseguita. Non esiste un buon motivo per perseguitare nessuno. Non esiste e mai esisterà per me, un modo leggero di essere persecutori di qualcuno!!!! Non è accettabile. che un ragazzo sia preso costantemente di mira per una qualsiasi ragione, vera o inventata che lo riguardi.
Ci sono famiglie costrette a cambiare città, famiglie che devono intraprende percorsi terapeutici oltre che legali, per vivere una vita normale. E questo accade nella migliore delle ipotesi, cioè quando esiste un dialogo coi figli e il tessuto sociale e scolastico non ci abbandonano del tutto. Ma, per il resto, ci sono ancora troppe vittime, TROPPE!!! Perché esiste un dramma che si verifica troppo spesso nelle famiglie, ovvero l’indifferenza, la disattenzione e la superficialità. Non colpevolizzo chi vive così. Ma mi chiedo molto spesso, quando certe situazioni precipitano, come ci si possa sentire per non aver fatto nulla , per non essere stati sufficientemente attenti a come vivano i figli.
Oggi esiste anche il cyber-bullismo!! Il male prova a dilagare come può, e giustamente, oggi con internet, deve necessariamente adattarsi!!! Bisogna imparare a parlare e a far parlare i giovani e i giovanissimi. Nessuno deve tacere!! Bisogna denunciare!!
La paura è qualcosa che fa parte di noi, fa parte della vita. Questo è accettabile. Ma rendersi complici col silenzio, NO! Attenzione, per cuorEducato nel bullismo non esistono carnefici!!! Sono tutti VITTIME!!!! Anche chi crede di poter usare violenza o la usa realmente contro qualcuno, è vittima: di sé, della società, all’interno delle sue dinamiche familiari. Ad ogni cosa c’è un motivo e anche se non giustifico, comprendo. Anche se mi fa male e rabbia chi compie certi atti, mi vergognerei di me stessa, se non guardassi con attenzione tutta la complessità del mondo del bullismo. Sono vicina a tutti coloro che hanno subito questo tipo di violenza, e vi invito a ribellarvi con la civiltà, l’educazione, la gentilezza e se è necessario con la denuncia. Le soluzioni che vi ho offerto prima di arrivare alla denuncia, per cuorEducato vanno comunque attuate. Forse in molti non capiranno, forse ci vedranno ancora più stupidi e deboli. La vita è proprio dall’altra parte della transenna, quella che separa chi ride e deride la gentilezza e l’educazione, da chi invece ne fa un criterio basilare per rapportarsi nelle relazioni.
Vi saluto con una scena di un film meraviglioso: WONDER <3
Stefania, nella speranza che piano piano, quando Sara sarà più grande, la molletta sia per lei sempre solo quella per il bucato!!!
Complimenti hai affrontato un argomento così difficile ancon una certa ironia con la molletta hai carpito la mia curiosità l’ho letto tutto d’un fiato volevo capire la molletta e il suo ruolo nella storia Grazie
Grazie a te…É una storia vera.😉