La sensibilità: un negozio di cristalli

Oggi, cuorEducato si approccia ad uno stato legato all’animo umano: la sensibilità. Ho tenuto immediatamente a precisare che quest’ultima è una caratteristica legata all’anima, quindi assolutamente da non confondere con il vivere di sensazioni. Esistono molte differenze tra sensibilità e sensazioni proprio perchè queste ultime, secondo me, sono legate di più alle percezioni “fisiche”. In comune hanno solo una cosa: sono soggettive.

La sensibilità ha come particolare qualità quella di avere due lati, proprio come una medaglia. La prima faccia di questa medaglia è quella positival’altra inevitabilmente è quella negativa. Analizziamo entrambe.

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Voce del verbo Essere

“punti di vista, come sempre” 😉

Oggi scrivo di qualcosa di apparentemente legato alla grammatica. Le mie intenzioni sono di natura diversa. Quando frequentavo le scuole elementari, giunse il momento di studiare i verbi ausiliari: essere e avere. In questa sede parlerò del verbo essere, perché è stato sempre il mio preferito. Sin da bambina ho sempre ragionato molto sui significati soprattutto nascosti di tutto ciò che imparassi. Il passo è stato breve quindi quando mi approcciai alla voce del verbo essere e alle differenze col verbo avere. Io ragionavo così: la voce del verbo essere dice qualcosa di noi, che sia vera o falsa, ma esprime la nostra essenza o ciò che scegliamo di far trasparire. La differenza col verbo avere è proprio questa! Avere, per me significava: possedere. Il possedere per me era qualcosa di meno importante anche se comunque necessario sia per la possibilità di esprimersi, sia proprio per il vivere quotidiano.

Tutto ciò che esprime le qualità intrinseche di ognuno di noi o di qualsiasi oggetto, ha bisogno del verbo essere. Per esempio: Essere sinceri/falsi, essere belli/brutti, essere socievoli/asociali, essere credenti/non credenti, essere felici/infelici, essere cuorEducato/Ineducato 🙂 . Ho citato tante possibilità che indicano una condizione legata alla propria esistenza ed essenza.

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Amore e stereotipi.

Oggi cuorEducato scrive d’amore. Come già detto l’amore è qualcosa di complesso ma sicuramente è il motore dell’universo. Spiegarne i meccanismi e il perché nasca tra due persone forse è davvero impossibile.

Esistono numerose teorie che cercano di comprendere cosa faccia innamorare due individui. Qualcuno dice che tutto inizi da uno sguardo, altri parlano di olfatto, secondo cui in base agli odori che rilasciamo nell’aria ci sentiamo attratti da qualcuno. Poi c’è chi dice che le anime dei due innamorati si intercettano in modo istintivo, in base al modo in cui si “sente” l’umano vivere. In molti trattano dell’attrazione tra opposti.

Per cuorEducato forse tutte queste teorie hanno un senso e a volte si intersecano tra di loro, certo è che fa una distinzione molto importante tra innamoramento e amore. Le teorie sopracitate secondo cuorEducato possono essere maggiormente valide per l’innamoramento, condizione meravigliosa, necessaria e in ogni caso antecedente l’amore.

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“Il troppo stroppia dappertutto”: la dipendenza affettiva.

Oggi cuorEducato scrive di una problema che riguarda e può aver riguardato ciascuno di noi almeno una volta nella propria vita. Voglio precisare che la dipendenza affettiva, non è qualcosa che ha a che fare esclusivamente con le donne. Mi distacco da questo luogo comune. Succede che esistano delle donne con la cosiddetta “sindrome da crocerossina”, ma concedetemi di pensare e di affermare come sempre faccio, che nulla accade per caso e se si instaura una relazione dove una donna sente il bisogno di porsi in questa modalità è anche perché dall’altro lato c’è un’ altra persona con dei meccanismi disfunzionali che innescano e collaborano a una dinamica di coppia “patologica” e diciamo di “codipendenza”.

Anche le persone che appaiono autonome e indipendenti in altre sfere della loro vita,in quella affettiva soprattutto se fortemente coinvolte, possono rivelare delle fragilità inattese. La radice di questa problematica risiede purtroppo in una ferita infantile. Voglio sottolineare che le persone che cadono nella rete frustrante della dipendenza affettiva non sono stati per forza bambini con carenze affettive da parte dei genitori (cosa che comunque a volte accade e ne è la causa), ma anche un eccesso di premura nei genitori e una tendenza ad anticipare in modo ansioso la soluzione ai bisogni di un bambino, potrà portare questo bambino ad avere difficoltà nella relazione di coppia in futuro.

In generale la dipendenza affettiva è collegata alla mancanza di autostima. La dipendenza affettiva somiglia moltissimo alla tossicodipendenza, infatti la persona “amata” diventa una vera e propria droga: quando questa viene a mancare o il solo pensiero che possa venire a mancare provoca in questi soggetti la tendenza a cercare in modo spasmodico e accrescitivo “la dose” proprio come nelle droghe, di quella persona da cui si dipende. Addirittura si soffre di crisi di astinenza anche nelle dipendenze affettive, crisi che poi portano alla ricaduta, il che vuol dire cercare nuovamente il partner pur’essendo consapevoli di quanto ci faccia male.

Esistono veri e propri studi che dimostrano che l’innamoramento attiva alcune regioni del cervello ricche di dopamina (sostanza liberata quando proviamo piacere). Il concetto di piacere è molto importante, perché rappresenta quella spinta che ci porta a cercare così tanto ciò che lo provoca. Quindi cosa succede? La vita inizia a ruotare solo ed esclusivamente intorno a quella persona/sostanza attivando una serie di comportamenti insani: abbandono degli hobby, scarso rendimento lavorativo, isolamento dai familiari e dagli amici, i quali vengono visti come degli “intrusi giudiconi”, mettendo a repentaglio il bisogno di giustificare e proteggere la propria relazione “disfunzionale”. Molto spesso si instaura quindi una sorta di circolo vizioso in cui chi “domina” (il persecutore) giustifica il suo comportamento con la sua buona intenzione, cioè quella di voler proteggere, educare, amare l’altro. L’altro (la vittima) viene vissuto solo come un oggetto da plasmare e ridefinire a seconda dei propri umori e bisogni. La vittima vive la relazione sottomettendosi e sacrificando se stessa pensando che questo sia l’unico modo possibile di amare.

Ecco in questo tipo di relazione bisogna lavorare moto sul senso della misura, sul fare spazio all’altro, altrimenti quest’ultimo verrà visto sempre come oggetto e mai come soggetto. Un oggetto deve solo limitarsi a soddisfare i miei bisogni. In una relazione sana non esiste il rapporto io-tu, ma solo io-quello (dove “quello” è solo uno strumento di soddisfazione del proprio bisogno).

Secondo il fondatore della GestaltFritz Perls, la malattia insorge quando l’organismo resta troppo a lungo in uno stato di squilibrio. Quindi nel caso della dipendenza affettiva, la vittima potrebbe considerarsi immeritevole di amore e cercare di soddisfare ogni bisogno esplicito ed implicito del partner-persecutore. Quindi la vittima si attaccherà alla speranza di una futura ricompensa d’amore, e il persecutore darà sfogo alla sua pulsione di onnipotenza attraverso un controllo eccessivo e spesso paranoico dell’altro. Secondo Perls, ” la guarigione” è possibile solo attraverso un’assunzione dresponsabilità di ciò che stiamo facendo, del modo in cui produciamo i sintomi della nostra “malattia”, ed entriamo in contatto con noi stessi, dando inizio alla crescita.

Una persona che attiverà questo tipo di dipendenza, da bambino avrà vissuto delle emozioni poco considerate dai genitori, che spesso lo avranno fatto sentire un elemento disturbante. Spesso gli avranno detto frasi come: “smettila, non correre, non ti sporcare che ti ho appena cambiato, stai fermo, lo faccio io che tu tanto non ce la fai, sono stanco, non ho tempo per i tuoi capricci, lasciami in pace”. Parole che sembrano non essere molto importanti e voglio sottolineare che qualsiasi genitore, prima o poi, qualche volta le avrà pronunciate. Ma se aggiungiamo a tutte queste parole anche: urla, qualche schiaffo, insulti o peggio ancora INDIFFERENZA, il bambino crederà di non meritare amore e di non andare bene così com’è. Di conseguenza gli altri saranno sempre e comunque MIGLIORI DI LUI. Tutto ciò potrebbe trasformarsi in un terreno fertile per relazioni tossiche e manipolative. Per Perls ognuno di noi non deve aver paura dei propri errori che sono solo modi di fare qualcosa magari di diverso e nuovo in senso, se vogliamo, anche creativo.

Voglio aggiungere un altro particolare interessante di queste relazioni tossiche: la gelosia possessiva . Si cade nell’equivoco per cui la gelosia viene scambiata per amore. Il controllo è un segnale importante per riconoscere la gelosia possessiva e patologica. Cari cuorEducati, chiedo venia se stamattina mi perdo nell’argomentare fino a questo momento, senza mai rivolgervi la parola, ma considero questo articolo davvero molto importante per ciascuno di noi e questo mi fa restare concentrata sul tema. In ogni caso, miei cari voglio portarvi degli esempi per il riconoscimento della gelosia patologica: domande insistenti e inquisitorie, richiesta di foto e video del luogo in cui ci si trova, troppi messaggi anche quando si avvisa l’altro che non è possibile leggere o rispondere, richiesta delle proprie password, innumerevoli chiamate nello spazio di poco tempo (vera e propria molestia ). Dobbiamo prendere coscienza del tipo di relazione che stiamo vivendo prima delle manifestazioni di aggressività al suo interno. Tali manifestazioni si esprimono quando appunto il bisogno arcaico di possesso viene negato. Quindi se una parte della coppia decide di troncare, l’altra lo reputerà qualcosa di incomprensibile, soprattutto se non ci si è mai fermati a fare il punto della situazione (e come al solito la comunicazione è fondamentale). Di conseguenza l’abbandonato potrebbe reagire con aggressività. Il consiglio, che come al solito cuorEducato dà, è quello a questo punto, di non perdersi in inutili spiegazioni, accettare ultimi saluti e appuntamenti, cercare di rabbonire o addirittura rispondere alla rabbia con la rabbia. La distanza è l’unica risposta possibile insieme all’indifferenza.

CuorEducato, in una visione ottimistica (che è quella che di solito preferisce), auspica che il male, se ignorato si allontanerà da solo e si autodistruggerà. Spero di non aver raggiunto nessun cuorEducato facendolo sentire giudicato. Ho cercato di analizzare la questione per aiutare i tanti, i troppi che vivono queste situazioni. Come anni fa qualcuno diceva in uno spot: “se lo conosci lo eviti”.

Vi dirò, anche a me è capitato di vivere una situazione del genere in passato ed è stata davvero dura ma, morale della favola, ho capito che in quella relazione di codipendenza, io ero la vittima consapevole e lo ero talmente, che questa persona che ha divorato la mia vita in quel lungo periodo, è una persona di cui non ho mai voluto parlare quando ho chiesto l’aiuto e il supporto necessario. E’ stato il mio modo di ribellarmi a quella convinzione che lui fosse il mio “centro” e che il solo parlarne lo rendesse ancora una volta il protagonista. Io ho fatto così, ognuno mette in atto le sue strategie per guarirsi. La cosa che sento però di dire è che è fondamentale quando il tutto sfugge di mano, chiedere aiuto ad un professionista. L’autosufficienza è una cosa inutile, direi proprio insulsa in questi casi.

Posto qui un video molto interessante sulle dipendenze che convalida il mio articolo senza parole…un video muto. Seguitelo con attenzione. E vi saluto con un pezzo di Vasco “Il tango della gelosia”, anche un po’ per sdrammatizzare, alleggerirci e perché no, gratificare le nostre orecchie.

Stefania, con cuorEducato, seriamente guarito.

L’empatia

Stamattina cuorEducato scrive di qualcosa che molto spesso sembra impalpabile ma che invece fa parte di quelle facoltà umane di cui ognuno di noi è capace:l’empatia. Faccio questa affermazione perché l’empatia è regolata da un tipo di neuroni presenti in un area del nostro cervello.

I neuroni sono cellule eccitabili ed ogni zona del cervello ne possiede di specifici, rispondenti a stimoli altrettanto specifici. Per esempio esistono neuroni capaci di attivare il movimento e così via. I neuroni specchio sono molto speciali perché a differenza degli altri,si attivano sia quando una persona compie un’azione che quando vede compierla. La ricerca ha fatto molte scoperte su questi neuroni,quella che approfondisco qui è legata alla capacità di IMMEDESIMARSI con le altre persone: L’EMPATIA.

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La creatività e l’arte

sei mille sfumature tutte da dipingere” (cit. Cristicchi)

L’articolo di oggi sarà incentrato su un concetto differente della creatività e dell’arte. La premessa è che sicuramente esistono opere artistiche eccezionali di famosi pittori e quant’altro. Ma voglio concentrarmi su un altro aspetto. Il nesso tra arte e creatività non sempre esiste.

In più anche i grandi geni dell’arte intesa in senso “canonico” non necessariamente erano persone sane di mente intendendo per sano di mente quella persona capace di integrare quelle parti di sé che spesso risultano contrastanti in ciascuno di noi, impedendo il nostro accrescimento personale, e dell’essere.

Imparai anni fa, leggendo un libro di Abrham H. Maslow, che si può essere creativi e aggiungo io,(veri artisti) non solo componendo un sonetto o dipingendo un quadro, ma anche semplicemente curando con attenzione e estro persino la preparazione di una tavola imbandita o nel cucinare una minestra o nell’occuparsi dei propri figli. In questo senso potenzialmente siamo tutti creativi!! Che bellezza!!! Ci sono molte persone che si reputano insulse e prive di talento. Ebbene, in base a questa meravigliosa interpretazione del nostro Maslow, a cui sono profondamente legata, non è così. Lui fa numerosi esempi anche di varie professioni, che vanno dall’idraulico allo psichiatra, dallo scultore al poeta, sottolineando che la creatività e l’arte non debbano per forza camminare insieme. Il mio amore per la psichiatria mi porta a fare proprio questo esempio: uno psichiatra, secondo il nostro amico Maslow (e anche secondo me), che non scrive mai nulla, che non crea teorie, che non svolge ricerche, ma che gode del suo lavoro nell’aiutare le persone a creare se stesse,ha un modo “creativo” di lavorare.

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Diversità nel rapporto di coppia

Oggi cuorEducato sceglie un tema sempre molto discusso e verso il quale le opinioni delle persone sono spesso divergenti. Proverò a parlare della diversità all’interno della coppia, ovvero quando “i due” in questione sono diversi e a volte non hanno proprio niente in comune.

In molti reputano che coppie così “poco compatibili” siano destinate a separarsi e ahimè, certe volte accade. Se mi permetto di parlarne è perché io e mio marito facciamo parte di questa folta schiera di coppie che hanno vissuto l’esperienza della differenza caratteriale e non solo, negli anni sia del fidanzamento che poi durante il matrimonio. Voglio precisare che avere come partner una persona che con te non ha nulla in comune è sicuramente una scelta che comporta delle difficoltà e una bella fatica. Ma a parte questo, che sono convinta riguardi tutte le coppie prima o poi, voglio affermare con grande forza che la diversità può essere una grande RISORSA!!!! Tutto è relativo alla prospettiva da cui si guardano le cose, come sempre d’altronde. Non tutti vogliono mettersi in discussione e magari imparare dall’altro qualcosa che non fa parte di sé. Io sono convinta che sia una esperienza straordinaria e arricchente.

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La capacità di sognare

Cari cuorEducati, stamattina 13 aprile 2020 in una Pasquetta insolita, trascorsa tra lo sbuffare della mia caffettiera e il rumore della lavatrice in funzione, ho deciso di parlare di qualcosa di molto particolare e che per molti è difficile attuare, soprattutto in questo periodo: SOGNARE.

Non mi riferisco ai sogni che si fanno durante il sonno, ma a quella capacità di sognare ad occhi aperti che ha caratterizzato e caratterizza in particolare la specie umana da sempre. Quante decisioni, scelte di vita, professioni, cambiamenti, viaggi, canzoni, film, spettacoli teatrali, romanzi, quadri e insomma tutto ciò che può riguardare la dimensione umana sono il prodotto di ciò che si è sognato.

Sognare è qualcosa di molto vicino al desiderare. Molti di noi, quelli più disillusi, quelli i cui sogni si sono spezzati troppe volte, hanno smesso di farlo…e qualcuno ha preferito il cinismo. CuorEducato, nel rispetto del cinismo, tuttavia prova a distaccarsene, ma solo perché nello sperimentarlo nella propria vita per qualche tempo, si è accorto di quanti disagi gli abbia creato; anche questa però è solo una scelta e ognuno deve fare le sue, e in questo blog si prova a non esprimere giudizi o sentenze su nessuna di esse.

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Ironia e autoironia

😉

Tra le cose umane che più mi stupiscono per le doti divine che gli appartengono ci sono sicuramente ironia e autoironia. Sono doni per chi li possiede associati, a parer mio, ad altre due caratteristiche molto importanti: la capacità di osservazione molto acuta dei fatti e la leggerezza. Osservare un fatto è quasi studiarlo, avere la capacità di fotografarlo cogliendone le sfumature più profonde. Utilizzare poi la leggerezza per leggere ciò che si osserva crea la miscela “magica”, direi anzi l’antidoto alla tristezza, ovvero l’ironia. Questa fa parte sicuramente della grande branca della comicità e anche della simpatia che appartengono ai “prescelti”, ma credo sia qualcosa di più sottile, raffinato e anche meno sfacciato rispetto ad esse. CuorEducato, lo sapete, ama le sottigliezze e a volte anche le “timidezze” dell’animo umano. Mi piacciono i comici, la satira, i simpaticoni che tengono il tavolo in una bella serata tra amici…ma, miei cuorEducati, agli ironici e autoironici conservo un posto speciale. L’ironia è stata parte del metodo socratico, attraverso il quale Socrate mette in discussione dogmi e convinzioni non basate sulla ragione. Anche quando il nostro famoso filosofo affermava il suo “saper di non sapere” era come se mettesse in discussione attraverso appunto l’ironia, risposte preconfezionate. Comprenderete quindi la componente fortemente intellettuale dell’ironia. Anche Freud ne fece oggetto di studio e in letteratura essa è una figura retorica attraverso la quale si va al di là dell’evidente significato di una parola. La prima persona che mi viene in mente quando penso all’ironia è mia sorella Vita, la più giovane di noi tre. Vivere con una persona con questa qualità o semplicemente parlarci un po’, ti rende più lievi i pesi delle giornate plumbee (che capitano a ciascuno), e soprattutto ti aiuta a praticare l’allegria. E’ sintomo di grande intelligenza fare ironia sulle cose, anche quelle drammatiche. E’ sintomo di grande sensibilità non aggredire l’altro con battute pesanti in momenti inopportuni, ma altresì riuscire ad evidenziare che, in quella problematica altrui o propria, esista qualcosa di davvero buffo o divertente. L’ironia è rispettosa, non offende mai, non è mai aggressiva o invadente, sfiora la tua pelle, non strige, non soffoca (non stressa…non sto parlando della biancheria della pompea eh 🙂 ? ) ma di un modo sicuramente più “intimista ” di scherzare e ridere. L’ironia, non “ride di”! Ride “con”! Quanta cura esiste nella sua pratica. Già abbiamo citato che ne sono conseguenza immediata allegria e risate…medicine migliori rispetto a qualsiasi farmaco esistente sulla piazza. Per farla breve: un depresso dovrà assumere psicofarmaci (cosa buona e giusta). Questi lo aiuteranno molto nel miglioramento o addirittura nello svanire dei sintomi. Ma se hai la fortuna di possedere ironia o avere persone accanto ironiche oltre alla guarigione della mente, anche il tuo cuore guarirà prima…perché come ho già detto in un altro mio articolo “folle-mente“, le problematiche psichiche sono difficili da diagnosticare e altrettanto lunghe e complesse le storie di chi ne soffre…ciò che è sicuro è che queste persone abbiano una ferita nell’anima e fungerà certamente da catalizzatore nella sua cicatrizzazione la presenza della signora Ironia. Apro una parentesi sulla leggerezza. Che cosa meravigliosa…ovviamente non ha nulla a che spartire con la superficialità e la pressappochezza dei nostri tempi…ma è quella qualità per cui si riesce a volare un po’ più in alto, a sorvolare sulle futilità e pesantezze superflue del vivere moderno. Io l’adoro!!!! Voglio sottolineare che per quanto anche il sarcasmo sia un grande veicolo attraverso cui comunicare qualcosa in modo molto efficace e talvolta molto divertente, esso rappresenta la conseguenza di una eccessiva ironia… e cuorEducato non sempre ama gli eccessi.

Vi saluto con un pezzo di Alanis Morissette, “Ironic” 😉

Stefania, con lo sguardo ironico, grande risorsa! 🙂

La gentilezza

Buongiorno a tutti cuorEducati che mi stanno leggendo. Oggi è il mio compleanno ed oltre ad aver lasciato una dedica a mio marito nella sezione del blog “la mia strada fino qui”, ho deciso di farmi un bel regalo e di parlare della mamma di molte virtù: LA GENTILEZZA. In questo articolo mi limiterò anche a citarne i contrari di cui magari tratterò più in là in altri articoli. Ma oggi si parla di cose belle. Quando mi sono sposata, fui ispirata da una frase sulla gentilezza che mi colpì così tanto che feci un quadretto tatuato da una scritta che diceva così: PRATICATE GENTILEZZA A CASACCIO E ATTI DI BELLEZZA PRIVI DI SENSO. Appesi questo quadretto handmade sulla parete del mio ingresso di casa. Storicamente la gentilezza veniva considerata una virtù legata cristianità, e per carità, mai cosa più vera. Ma non è mai stata solo questo! La gentilezza è mamma della generosità, della sensibilità verso l’altro, dell’empatia, dell’educazione, dell’attenzione all’altro, della capacità di compiere piccoli gesti di rara bellezza e di pronunciare parole che scaldano le anime di ognuno ma soprattutto di chi per natura e sua grazia possiede un cuorEducato. Dire, citando Papa Francesco, GRAZIE, SCUSA, PERMESSO…ma aggiungerei anche PER FAVORE, significa utilizzare parole pregne non solo di significato ma anche di uno spessore valoriale da parte di chi le pronuncia. E’ come sempre una questione di scelte. Tutti sanno essere cattivi, scortesi, maleducati, arroganti, bulli, pettegoli, pungenti, aggressivi, offensivi! Queste, ahimé, sono caratteristiche intrinseche dell’essere umano. Ma se ci si guarda intorno con un po’ di curiosità verso il BELLO, scopriremo che esiste un mondo meraviglioso in cui, la vasta gamma di comportamenti e parole gentili che possiamo utilizzare modificheranno e, a volte, invertiranno proprio il verso e il senso della nostra vita. A noi la scelta! Esiste una teoria di alcuni ricercatori della Iowa State University per i quali la pratica della gentilezza anche in silenzio durante una passeggiata abbia degli effetti benefici sull’umore. I partecipanti, divisi per gruppi, dovevano camminare per 12 minuti intorno ad un edificio. Ogni gruppo doveva orientare i propri pensieri durante la passeggiata in modo diverso. La cosa che accomunava questi pensieri era quella per cui tutti i partecipanti avevano ricevuto una sola istruzione basilare per produrre pensieri gentili e cioè che per ciascuna persona che si sarebbe incontrata durante la passeggiata bisognava augurarle una giornata felice e produrre un pensiero sincero, credendoci. Ebbene, l’esperimento rivelò che chi aveva prodotto pensieri gentili presentasse un livello di ansia più basso degli altri, insieme ad un grado di felicità e di empatia superiore alla media. Morale della favola è che LA GENTILEZZA PRODUCE BENESSERE. Anche Dante Alighieri nella Vita Nova celebra la gentilezza di cui qui vi lascio la forma parafrasata

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