Buongiorno a tutti cuorEducati! Reduce da una bella nottataccia, stamattina parlerò di una caratteristica che in verità non fa del tutto parte di me, ma che ho sempre amato nelle persone intorno a me: la timidezza.
E’ molto importante fare una distinzione tra timidezza e ansia o fobia sociale. La seconda è un disturbo e porta delle conseguenze a volte molto forti nella vita di chi ne soffre. Invece la timidezza per quanto possa creare alcune difficoltà a chi “ne è affetto” ed avere a volte delle ragioni legate a qualche problema con se stessi, può essere una qualità dalle sfumature molto dolci e delicate, per cuorEducato DAVVERO POSITIVE.
Oggi, ispirata dall’articolo di sabato mattina si parla del concetto di forza. In passato e anche ai giorni nostri, la forza viene spesso intesa come forza fisica e per questo collegata al sesso maschile. A volte è vero: la forza è quella legata al corpo e alle energie fisiche. Infatti alcuni mestieri sono più consoni agli uomini perché devono sollevare pesi che non tutte le donne riuscirebbero a sollevare.
Molte persone cercano attraverso un allenamento fisico in palestra di fortificarsi. Questo comportamento non è assolutamente sbagliato, perché lo sport è una pratica molto importante per la nostra salute. Ma per cuorEducato al di là della parentesi legata alla salute e del concetto “mens sana in corpore sano”, la forza è un concetto relativo e legato a molti altri aspetti.
Oggi affronteremo un tema che qualche giorno fa volevo trattare ma che ho rimandato perché ero arrabbiata per alcuni problemi condominiali, e avrei potuto far passare un messaggio contraddittorio e confusivo, perché il tema in questione è la pazienza.
La pazienza a seconda dei periodi storici in cui l’uomo si è trovato ha assunto molti significati e le sono state attribuite molte sfaccettature valoriali. Uno dei primi detti che mi viene in mente riguardanti questo, che per la fede cattolica viene considerato un dono dello Spirito Santo, è : LA PAZIENZA E’ LA VIRTU’ DEI FORTI.Sono abbastanza d’accordo con questo detto, ma dovrei anche fare una lunga digressione sul concetto di forza (che nei secoli dei secoli è mutato), che rimando ad un altra sede.
Nascocome una donna molto impulsiva e poco paziente. Da ragazza ero davvero molto facile alla ribellione e anche all’ira repentina. Non tolleravo la falsità, le bugie, le ingiustizie, la grande e dilagante stupidità con cui spesso dovevo confrontarmi, l’ignoranza, i tradimenti, le persone senza nessun ideale, e tanto altro. Insomma mi sembra sufficiente come quadro per far intendere che la pazienza proprio mi sfuggiva di mano, anzi credo che fino ai 24 / 25 anni io non l’avessi mai realmente sfiorata nemmeno con un dito. Ciò non significa che in quegli anni io non abbia attuato delle strategie per provare a far funzionare questa categoria nel mio cervello, a volte riuscendoci goffamente, a volte fallendo clamorosamente. Grazie a Dio non me nefaccio una colpa. Avevo bisogno di essere ancora un po’ bambina e piena di pretese e grandi aspettative. Con il tempo, qualche esperienza proprio brutta e qualcuna anche bella, ho iniziato a cambiare atteggiamento e a comprende quanto facesse bene soprattutto a me,essere paziente.
Cari cuorEducati, con oggi sono 64 giorni che non metto il naso fuori casa. Il peso di certe mancanze comincia a farsi sentire in modo abbastanza rumoroso. Lascio subito questa parentesi di vita personale che fa abbastanza male al mio cuore, e inizio questo articolo basato su un tema molto poco approfondito a mio parere: assenza e mancanza.
Non è certo dal 12 marzo 2020 che sperimentiamo la solitudine, le mancanze e le assenze! L’unica differenza è che adesso molti si sentono obbligati a non vedersi, altri sollevati per lo stesso motivo; senza considerare le persone purtroppo scomparse che non si rivedranno mai più, proprio in questo momento in cui non è stato nemmeno possibile salutarle.
Quindi il mio è un invitoa riflettere sul valore e l’importanza dell’assenza/presenza e della mancanza che ne può conseguire. Quante volte abbiamo rimandato un appuntamento o una telefonata! Quante volte ci dava noia andare a trovare qualcuno! Forse in questo momento ci sarà nel mondo qualcuno, come me, che sta cercando di crescere e di trarre degli insegnamenti da tutto ciò che sta accadendo, ma sicuramente saranno poche persone, perché purtroppo “i più” stanno lì da sempre appollaiati sul loro trespolo a giudicare gli altri e nella convinzione della loro superiorità.
Oggi cuorEducato si è svegliato con un’immagine comica legata a fumetti e cartoni come i Puffi, dove quando ad un personaggio veniva una trovata nuova, si accendeva la simpatica lampadina metaforica sulla sua testa e col dito puntato verso l’alto il personaggio diceva: “idea”!!!
Ebbene si parla di pensiero, di idee. Con l’immagine di stamattina cercherò di non andarci giù in modo troppo pesante, ma è un tema molto caro a me che sono nata e sono stata educata in modo tale da avere sempre la testa impegnata e in movimento (direi a volte anche troppo), e di ciò sono fiera.
Buongiorno a tutti, questa mattina è stata un po’ movimentata per problemi condominiali. Sono stata un po’ indecisa se scrivere della “pazienza” 🙂 oppure di ciò che alla fine ho scelto. Oggi si parla di generosità.
Spesso si considerano generose quelle persone che mettono mano ai portafogli. Bene, può essere una forma di generosità questa legata ai soldi, ma a mio parere se non accompagnata da altre qualità umane, è altro.
Cari cuorEducati, credo che oggi il titolo scelto per l’articolo del giorno sia molto chiaro. Voi sapete che sono di fede cristiana, ma non mi piace in generale osservare e parlare delle cose che riguardano la vita soltanto dal mio punto di vista ed è per questo che piuttosto che parlare solo della mia religione, che ovviamente ha una spinta spirituale, ho deciso di parlare proprio della sfera spirituale.
Vi confesso che non è una cosa facile, è un tema vasto e molto complesso ma è molto importante per cuorEducato approfondirne un po’ degli aspetti perché accomunano tutti gli uomini o comunque quelli consapevoli che la spiritualità fa parte dell’essenza di ciascuno di noi. Come sempre esiste chi sceglie di ignorare e chi invece sceglie di vivere e concretizzare certi aspetti imprescindibili dal proprio sé.
Nell’articolo di oggi ho deciso di parlare di un argomento abbastanza articolato e vasto: la memoria. Porrò la mia attenzione non sulla parte “scientifica” riguardante la sede del cervello in cui vive la memoria, oppure della differenza tra memoria a breve termine o a lungo termine. Spunti interessanti ovviamente, ma che in questo momento passano in secondo piano rispetto al concetto di memoria come sede dei ricordi. Quindi preciso che si parla di vita condivisa, affetti,mancanze, discorsi, perdite e abbandoni. Quante cose sono legate alla memoria!!! In pratica la nostra sfera affettiva è indissolubilmente attaccata alla sfera dei ricordi.
Buongiorno a tutti cuorEducati, stamattina mi sono lasciata ispirare per il titolo di questo articolo da una lettura di molti anni fa di un’opera giovanile di Giovanni Verga: “Storia di una capinera”. Come sempre dico, nulla è a caso, e la mia mente è andata a pescare proprio una storia in cui la protagonista vive delle vicende che la portano alla follia e infine purtroppo ad un tragico epilogo, e questo perché non riesce a liberarsi di in destino ineluttabile stabilito testardamente dalla sua famiglia per lei nonostante i suoi desideri fossero diversi. Non divago nella trama e i suoi particolari, ma in breve la protagonista intraprende la strada dei voti ma ad un certo punto, a causa di un’epidemia (tema attualissimo per il nostro ormai “compagno” covid-19), fa ritorno a casa e si innamora di un uomo che alla fine sposerà sua sorella. Credo possa già bastare questo per lasciar intendere della grande infelicità di questa donna e della sua fine.
Una capa-tosta qui a Napoli indica una persona molto testarda ed è proprio alla testardaggine che oggi dedico il mio articolo. Essere testardi può comportare nella vita di un capatosta, molte conseguenze positive, ma spesso anche delle complicanze. Ad esempio, se la testardaggine si traduce in determinazione nel raggiungimento della realizzazione di un proprio desiderio o progetto, allora cuorEducato le attribuisce delle qualità molto buone e produttive. Ma se invece la testardaggine si traduce solo in una ostinazione ottusa tesa solo al raggiungimento di uno scopo magari non proprio idoneo al nostro benessere, allora è davvero un problema.
Cari cuorEducati, sono reduce da una nottataccia, ma anche se un po’ in ritardo quest’oggi mi dedicherò ad un articolo scritto in una forma un po’ diversa dal solito. Scriverò una lettera alla nota signorina Rottermeier che ha ossessionato le mie fantasie infantili all’epoca di Heidi. La premessa, per chi non la conoscesse, è che questa donna era la governante (nella casa in città), perfezionista e con la mania del controllo e delle regole che si occupava di Clara, amica costretta sulla sedia a rotelle, di Heidi. Credo che abbia occupato tutti i pensieri più antipatici di noi bambini a quell’epoca. Da qui, il mio bisogno stamattina di cantargliene quattro, in seguito alla notte in bianco.
Cara Rottermeier, come stai? Io e mio marito avevamo pensato di far conoscere Heidi alla nostra bimba, ma un dubbio ha invaso la mia mente…il dubbio riguarda te. Da piccola, quando ti ho conosciuta, ero molto turbata nell’osservare quanto fossi rompiscatole con Heidi e quanto la sua ventata di entusiasmo e novità destabilizzassero il tuo mondo fatto di regole e severità. La povera Clara era abituata a vivere in questo clima triste e ossessionato da te, ma Heidi no!!! Voglio aggiungere che mia figlia quando sorride è identica a Heidi, non so come sia potuto accadere 🙂 !!! Per questo non potrei sopportare di assistere al tramutarsi di un sorriso così solare e gioioso in una faccina triste e frustrata.