Quando si è molto giovani e a volte anche da adulti, se si pensa ad una caratteristica affascinante che possa avere la persona amata, spesso è la dolcezza. Questa rappresenta certamente una nota di classe, quando la si possiede…ma sin da ragazzina e negli anni, con un po’ di esperienza nelle mie relazioni anche amicali, ho sempre avuto la percezione che per me NON fosse fondamentale la dolcezza nei modi di una persona con cui rapportarmi. La cosa per me più importante è, ed è sempre stata LA TENEREZZA.
La tenerezza è qualcosa che spesso viene frainteso…o sei tenero perché grassottello, o perché un po’ “troppo” bonaccione, quasi troppo ingenuo, insomma è una qualità incompresa.
Questo articolo parla di una persona di cui non farò il nome ma che ha portato nella mia vita una parola di speranza grazie a cui sono riuscita a vivere un cambiamento di prospettiva, che mi ha aiutata a gestire la mia esistenza fragile in periodi di grande magra affettiva. Iniziò tutto una sera in cui lo ascoltai parlare di fronte ad una platea numerosa…fui portata lì da un mio amico…ed è da lì che la mia CONVERSIONE ha avuto inizio. Sto parlando quindi di fede, qualcosa che per anni non sono riuscita né a comprendere, né a vivere. Parlerò di questa persona sempre usando l’imperfetto perché ad oggi ne ho perso le tracce, ma la traccia più importante è scolpita nel mio cuorEducato all’epoca, diciamo, poco fiduciosa, per niente credente.
Questo articolo è dedicato alle famiglie che vivono e hanno conosciuto nella loro esperienza una TIN. In questo periodo si sente parlare tantissimo di terapie intensive per tutti i malati di covid-19. Esistono però anche le terapie intensive neonatali e lì, tra le ansie, le gioie e le lacrime, molti genitori consumano le loro ore, molto spesso intere giornate e lunghi periodi per poter vedere i loro piccolini e con una forte speranza nel cuore che in quella tin questi bimbi possano essere al sicuro e pronti un giorno per uscire e tornare a casa con mamma e papà.
E’ tempo per cuorEducato di affrontare un tema che sente dentro da molto molto tempo e che oggi è veramente di un’attualità pazzesca. E’ un momento duro per il mondo intero e c’è chi ha la fortuna di essere circondato da muri e chi, come al solito no…oggi i muri possono assumere più che mai svariati significati.
Il primo è quello di MURA (quelle di casa) e quante persone vagano per strada e muoiono di fame e freddo…e di infelicità. E non tutti per scelta. In questo mese di quarantena a tutte queste persone va la mia grande solidarietà e vicinanza affettiva…dovrebbero avere una casa e poter essere protetti da questo nemico invisibile che uccide senza pietà: covid-19.
Quest’oggi, un martedì di una insolita settimana Santa, il mio pensiero vola, si spinge lontano lontano, verso gli amici. Ma chi sono questi fantomatici amici? Cosa è l’amicizia? Che ruolo occupa nella nostra vita…nella mia vita? Quante volte mi è stato detto “non fidarti”, oppure “gli amici veri si contano sulle dita di una sola mano”…e tanti altri consigli, e a volte luoghi comuni sull’ amicizia e le scelte che comporta.
Ebbene, io non so chi avesse ragione, né quale detto sia più azzeccato, una cosa è certa: l’amiciziaè una forma d’amore, tra le più raffinate e, quando è sincera, disinteressata, non esiste opportunismo, e l’unico ritorno che ti sta a cuore è avere quella presenza nella tua vita di quelle persone che con fatica sei riuscito a scegliere…perché, come è vero che siamo tutti fratelli (ed io come cristiana ci credo fermamente), non possiamo essere tutti amici!!!
L’articolo che scelgo di scrivere stasera tratterà di una storia, una di quelle che riguarda tante mamme e papà dai tempi più remoti, praticamente da sempre. Il concepimento di un figlio è qualcosa che può essere frutto di un desiderio, oppure frutto di una ginnastica tra due “conoscenti” che hanno voglia di “giocare” e giocando giocando, ci scappa il piccolino…oppure il frutto di un amore maturo ma comunque un arrivo inaspettato. Non è questa la sede in cui parlerò di chi non accetterà questo frutto. Qui invece parlerò di persone che scelgono di dire sì o che in ogni caso lo avrebbero detto (anche nel caso della “ginnastica giocosa”) se solo lo avessero saputo prima di…prima di perdere spontaneamente quel frutto. Si parla di una perdita, quella di un figlio. Un pensiero molto dolce e delicato dedico a tutte queste coppie di genitori, tra i quali ahimè ci siamo anche noi (io e mio marito) e anche a quelle ragazze che avevano deciso di tenerlo nonostante tutto… da sole, coraggiosamente. E’ la storia di figli veri, di genitori veri… cuorEducato è fermamente convinto che chi non riesce a terminare una gravidanza, quale che sia l’epoca gestazionale in cui questo accada, sia comunque il genitore di quel bambino per sempre. Quando è successo a me, accadde molto precocemente. Non ebbi dolori fisici, né raschiamento, ma la nostra famiglia (cioè io e mio marito) sentimmo nel cuore uno strappo fortissimo. Tutti si chiedevano come mai, molti ci dicevano che forse era stato meglio così, se fosse stato un bimbo con “problemi”, che la natura aveva deciso e selezionato per noi. Sono parole e considerazioni che, credetemi, e chi ci è passato lo sa, non hanno alcun senso e non possono colmare e mai colmeranno quel vuoto. Potrà essere durato un istante il battito del cuore di quel bimbo, ma dal momento che ha messo le ali, una parte di te, volerà con lui. E’ qualcosa che non riesco ad esprimere meglio di così, perdonatemi. Una mamma e un papà non lo dimenticheranno mai e anche con l’arrivo di un altro figlio (come ad esempio è accaduto a noi) un pensiero ogni tanto volerà da quell’angioletto che protegge il fratellino o la sorellina arrivato dopo, da lassù. Quando vivi un esperienza del genere ti senti inghiottito da te stesso. E’ come se ti ritrovassi travolto da qualcosa che poteva essere così bello e invece il nulla…la fine ancor prima di iniziare. Quante domande, quanto senso di inadeguatezza (soprattutto per la donna): chissà come sarebbe stato, che nome gli avremmo dato, se fosse maschio o femmina…ma niente è importante quanto il fatto che NON C’E’ PIU’. Durante il corso di preparazione al parto riguardante la gravidanza di Sara, facemmo una giornata dedicata al belly painting. Noi non sapevamo che i bimbi arrivati dopo un aborto si chiamassero “bambini arcobaleno”, fatto sta che i papà delle coppie che avevano vissuto questa esperienza di perdita, dipinsero sulle pance di noi mamme, l’arcobaleno. Nulla è a caso e ogni giorno ne ho conferma. Il mio angioletto ho sempre pensato fosse maschio, ora si occupa di noi e soprattutto racconta le barzellette alla nostra piccolina che ha iniziato a sorridere molto presto…”io dico che è per questo”. Ogni coppia elabora questo dolore a modo suo e con i propri tempi. C’è bisogno di sensibilizzare le persone che sono intorno a queste coppie, che non fanno altro che cercare la ragione, il colpevole (in senso buono ovviamente) o che partono con i luoghi comuni. Chiederei il silenzio se non si sa cosa dire e un po’ di vicinanza se è nelle proprie corde…altrimenti solo silenzio. L’aborto è qualcosa che è sempre accaduto! Solo che prima si aveva vergogna di dirlo per paura del giudizio e non bisogna pensare che è l’inquinamento della terra dei fuochi ecc ecc ecc…ACCADE e basta. Il dolore di una mamma che conosce ma non vedrà mai quel figlio è inspiegabile. Io so che quel mio cucciolo era dolce e affettuoso, forse anche un po’ furbetto proprio come sua sorella. Vorrei dirgli tante cose e soprattutto abbracciarlo teneramente, dirgli quanto mi dispiace che la sua mamma non sia lì a coccolarlo ma che anzi è il contrario…ma come tutti gli angeli lui è un bimbo fortissimo (al contrario di quanto tutti abbiano detto) e come ogni “essere speciale” si prende cura di noi altri quaggiù. Grazie piccolino mio. Credo di non poter, né dover aggiungere altro. E’ tutto ciò che noi genitori di “Battiti d’ali” durati un’eternità che si protrarrà per tutta la nostra vita terrena, siamo capaci di provare. Ti amiamo cucciolo e un bacino da Saretta.
Vi lascio con un piccolo estratto dedicato soprattutto alle mamme…i nostri bambini volati via sono al sicuro. Vi abbraccio forte
Oggi ho il desiderio di scrivere di un tema che mi sta a cuore da moltissimo tempo e che riprenderò in questo blog tante volte: la salute mentale. Non mi piace la parola “pazzo”! Non voglio essere pesante ma la reputo un’etichetta, uno stigma sociale che non fa altro che nutrire il primo problema che assilla le persone con disturbi psichici e le proprie famiglie: l’abbandono. Ecco, questa è la prima forma di ingiustizia, è proprio violenza subdola che respirano tutti coloro che vivono questo tipo di sofferenza. E’ necessario sensibilizzare la società. L’emergenza in questo campo medico è fortissima; sono sicura che in ogni famiglia ci sia almeno un caso di un qualsiasi genere di disturbo psichico: depressione, ansia, fobie, psicosi, e potrei citarne davvero tanti altri, e sono esempi eclatanti di un problema che assilla il nostro mondo. Tutti abbiamo avuto paura almeno una volta del “matto” che girava in quartiere, molti di noi lo hanno deriso, a volte anche raggirato, derubato di qualcosa o addirittura picchiato…sicuramente però TUTTI lo abbiamo lasciato solo. Questo, vi assicuro, uccide…sia la persona ammalata, che noi…. i carnefici. Il problema è alla radice, siamo tutti ignoranti in materia: se hai un mal di testa, la bronchite, la febbre, una cisti, o peggio ancora una epatite, un tumore, il coronavirus….allora si!!!…”dobbiamo rivolgerci a un medico”…ma altrimenti no…subentrano molti fattori: 1)Poca conoscenza, e tendenza al sottovalutare problemi di tipo psicologico e psichiatrico. 2)Evitamento del problema: costa fatica ammettere e farsi delle domande sul perché. 3)Ancora oggi lo psicologo viene reputato una figura sconosciuta o uno a cui non si capisce perché bisogna regalare dei soldi per raccontare fatti propri. 4)anche tra medici di altri campi tante volte non si ha la sana abitudine di chiamare col proprio nome chi si occupa di disturbi psichici: GLI PSICHIATRI!!! Molti medici li chiamano neurologi, psicologi nella migliore delle ipotesi…non conosco il motivo di questo strano fenomeno che già si verifica nel mondo della medicina…ma sicuramente è il sintomo di un qualcosa che non va…cioè non siamo pronti!!! Cioè proprio culturalmente!!! 5)la vergogna. E’ grave…che la depressione venga chiamata tristezza! E’ grave che l’agorafobia o l’astenia generale vengano reputate pigrizia o stupidità, svogliatezza! Dobbiamo metterci in testa, in quella bella testa “sana” che molti di noi abbiamo…che di malattie mentali si può anche morire!!! Quanti suicidi, quante persone che lentamente si lasciano andare fino alla morte cellulare, quanti infarti, indebolimento del sistema immunitario dovuto a questo tipo di problemi…provocano malattie fisiche che portano alla morte. Le istituzioni non sanno gestire il problema, la popolazione non è solidale…ci sono genitori costretti a denunciare i propri figli perché è l’unico modo per salvarli da se stessi…a casa per esempio, si rifiutano di prendere i farmaci…e in ogni caso tante volte i farmaci non bastano!!! Ognuno possiede le sue risorse interne ed esterne ovviamente…ma tutti devono fare uno sforzo in più per collaborare al miglioramento e magari alla guarigione di queste persone. Tutti bravi a giudicare, nessuno si vuole preoccupare né occupare del problema. Voglio dire a tutti che nella stragrande maggioranza dei casi non è dall’oggi al domani che ci si ammala di una malattia mentale…ogni storia è diversa e di solito drammatica nella sua specificità…ma l’osservare e l’ascoltare sempre chi ci è accanto è fondamentale…cioè dobbiamo dare come sempre attenzione. Può esistere sicuramente una predisposizione ad una malattia e spesso anche una familiarità…cioè se mamma o papà o nonna o zia avevano la depressione (uno dei problemi più comunemente citati), può darsi che anche il figlio o il nipote possano svilupparla…ovviamente questo a livello strutturale…ma non è valido per tutti. Per spiegarmi meglio: se mamma soffriva o soffre di depressione, io la svilupperò con più probabilità di un altro mio fratello se avrò delle esperienze negative e traumatiche che non riuscirò a gestire. Bisogna fare informazione! I medici di base insieme alle famiglia, alla scuola e alla rete sociale di cui ci si contorna normalmente, non possono essere superficiali!!! Inviamo dallo psicologo, prima di tutto, anche chi semplicemente sta un po’ giù per un periodo più lungo, o chi diventa un pochino ossessivo nelle sue cose quotidiane: chi non dorme, chi mangia troppo o non mangia…sono piccoli esempi di come iniziare. I familiari stiano attenti a tutto: i segnali di un disagio possono essere tanti. Agli amici dico: “andate a trovare chi si trova in difficoltà, telefonategli, andate insieme a passeggiare o a mangiare una bella pizza”…ovviamente non ora nel covid-19…ma dico in generale, non lasciamo nella solitudine chi soffre!!!! Simone Cristicchi in una nota canzone dice ad un certo punto: “la mia patologia è che son rimasto solo”…e anche: “i matti siamo noi quando nessuno ci capisce, quando pure il tuo migliore amico ti tradisce!!” Sante parole, pura verità!!! E ancora una volta la prima cura che esiste al mondo è L’AMORE!!! Per cuorEducato non esiste l’indifferenza, male peggiore dell’odio, perché almeno l’odio per quanto aberrante, è un sentimento!! E può anche modificarsi e sfumare piano piano col tempo. L’indifferenza NO!! Esistono vari film su questo tema e ho avuto la fortuna di guardarli, uno in particolare, anche al cinema. Il film in questione si chiama “SI PUO’ FARE”…credetemi la sala era in lacrime per la commozione e le grandi emozioni e riflessioni suscitate. Il protagonista di questo film davvero coraggioso e delicato è Claudio Bisio che ho adorato in ogni istante della sua interpretazione straordinaria. Questo film dovrebbe essere portato nelle scuole, almeno quelle superiori!!!
Oggi vi lascio con una poesia di Alda Merini intitolata “Ieri ho sofferto il dolore”
Ieri ho sofferto il dolore, non sapevo che avesse una faccia sanguigna, le labbra di metallo dure, una mancanza netta d’orizzonti. Il dolore è senza domani,è un muso di cavallo che blocca i garretti possenti,ma ieri sono caduta in basso,le mie labbra si sono chiuse e lo spavento è entrato nel mio petto con un sibilo fondo e le fontane hanno cessato di fiorire, la loro tenera acqua era soltanto un mare di dolore in cui naufragavo dormendo, ma anche allora avevo paura degli angeli eterni. Ma se sono così dolci e costanti, perché l’immobilità mi fa terrore?
(da “La terra santa”)
Stefania, con il cuorEducato tutto proteso al meglio…perché tutto questo accada sempre meno…con i cuorEducati “SI PUO’ FARE”(cit.) 🙂
Stamattina al primo tg guardato la mia attenzione si è soffermata su una notizia che purtroppo mi ha spezzato il cuore..una studentessa di medicina viene uccisa dal suo compagno infermiere che dopo tenta di togliersi la vita. Queste notizie mi colpiscono da sempre, sono duri colpi al mio cuorEducato…soprattutto oggi,in questo momento storico così complesso,direi drammatico,in cui per l ‘ennesima volta le donne sono vittime al quadrato anche del covid-19. Le notizie e la scienza dicono che il virus colpisce più gli uomini. Vorrei soffermarmi un attimo su questa cosa…perché il punto è un altro…ad oggi le donne costrette a restare i casa con i loro aguzzini non possono chiamare i numeri dei centri che aiutano le donne perché subiscono ancora di più il controllo dei loro bei compagni ossessivi e violenti. Non c’è bisogno di picchiare o ammazzare fisicamente una persona. Si può usare violenza in tanti modi..purtroppo ..e spesso poi sfociano in femminicidi. La mia grande solidarietà a queste donne vittime di uomini molte volte sani di mente ma semplicemente cattivi, culturalmente abituati a pensare che la donna sia un oggetto. La responsabilità è di tutti…siamo in un mondo in cui sono davvero pochi anni in cui il delitto d’onore è diventato un reato vero…e il reato di stalking è diventato un reato molto recentemente. Tutti bravi a giudicare soprattutto queste donne che vanno agli ultimi appuntamenti o non riescono a separarsi da questi “compagni” o “mariti” o “fidanzati”…Certo, NON DOBBIAMO ANDARE A QUESTI MALEDETTI ULTIMI APPUNTAMENTI!!!!!!! Ma quante donne che non lavorano e hanno dei figli con questi nemici della vita..questi uomini,anzi questi maschi che non solo non hanno un cuore educato ma ,non hanno proprio cuore…l educazione per loro è un optional. Non gliene faccio nemmeno una colpa,mi fanno pena per la loro condizione umana per la quale il loro cuore pompa e basta..il resto lo compie o il braccio o le parole manovrate dalle testa..una testa chissà perché assurdamente condizionata da convinzioni che si sono creati o che il loro mondo ed esperienza di vita e familiare gli ha creato. Questi maschi dovrebbero farsi aiutare e non dobbiamo essere noi donne ad aiutarli…un moglie deve fare la moglie, non la psicologa o la mamma coraggio. Noi donne dobbiamo farci aiutare dalla rete di amicizie se ne abbiamo e dalla famiglia se l’abbiamo, ma soprattutto dai centri antiviolenza. La prima cosa da fare è questa, poi il resto viene piano piano. Mi metto nei panni di una mamma che deve denunciare l’uomo che è il papà dei suoi figli. Mi metto nei panni di una donna che si è innamorata di una persona che l’amore non sappia proprio cosa sia nemmeno all’ A B C… maschi analfabeti dei sentimenti. E’ un lavoro grosso per una donna e per muovere questa “macchina” ci vuole tanta forza e coraggio, tante risorse ed energie che non sempre si hanno…ma è necessario iniziare. Chi è fermo, chi si immobilizza…chi non INIZIA…purtroppo non ce la farà a stare bene e qualcuno morirà. Il mio messaggio allora positivo di questo articolo è questo: INIZIA donna!!! INIZIA mamma! INIZIA maschio ineducato nella migliore delle ipotesi! Chi inizia, CAMMINA, e chi cammina può arrivare ovunque…anche alla SERENITA’.
Numero antiviolenza donne: 1522
Per chi adesso non potesse telefonare ci sono molti avvocati e psicologi che si occupano di questo problema con numeri whatsapp…anche internet può aiutarci. Guardate la puntata de “la vita in diretta” del 20 marzo 2020…si può utilizzare RaiPlay…c’è uno spazio dedicato proprio a questo problema e ci sono numeri a cui chiamare per consulenze legali.
Uno dei propositi di cuorEducato è anche quello di parlare di questo: l’educazione sentimentale può aiutare donne e uomini a volersi bene rispettandosi senza mai prevaricare e restando civili…si può smettere di amare, volersi separare…e già questo può comportare un grande dolore…sbarazziamoci del resto…di tutte quelle brutture che ci fanno vivere lo scempio della violenza.
VIOLENZA: ti picchia, ti fa sentire stupida, ti offende, ti annulla in ogni modo, ti chiude in casa sia con le chiavi di casa che con lucchetti mentali, ricatti e minacce, ti usa violenza sessuale con la scusa che siete sposati, ti controlla il telefonino o semplicemente ti controlla come può…ti segue, ti chiama 1000 volte al giorno, ti fa sentire brutta e incapace, non in grado di lavorare o fare faccende di casa, ti isola dalla tua famiglia e dalle amicizie…e tanto tanto altro…tutti questi sono segnali forti per i quali chiedere aiuto e SOPRATTUTTO NON VERGOGNARSI!!!
Vi lascio qui le prime parole di un pezzo della grande Mia Martini: DONNE
“Donne piccole come stelle, c’è qualcuno le vuole belle, donna solo per qualche giorno…poi ti trattano come un porno. Donne piccole e violentate, molte quelle delle borgate. Ma quegli uomini sono duri…quelli godono come muli”…
Stefania, oggi che queste parole ancora tanto attuali…CORAGGIO!!!
Mi ha sempre affascinato molto la relazione tra le nostre emozioni e vita sociale e il corpo.Il nostro corpo ha un involucro:la pelle.Questa oltre ad avere una funzione protettiva è anche quella parte di noi che entra nel maggiore contatto con gli altri.Infatti con la nostra pelle sentiamo le sensazioni quando ci abbracciamo,doniamo una carezza o ci viene donata..lo stesso emozionarci a volte coincide con la cosiddetta pelle d’oca,o brividi…a volte il pallore o il rossore della nostra pelle parla di ciò che stiamo provando dentro di noi.Questo nei casi meno complessi..ma quante volte si parla di malattie psicosomatiche : psoriasi e addirittura anche l acne possono essere un segnale del nostro disagio interno che si esprime sulla pelle del nostro corpo.Anche pruriti incontrollati e diffusi possono essere generati da una condizione psicologica.A volte poi succede di non provare nessuna sensazione a pelle..e forse alla lunga può essere anche peggio.Il silenzio della pelle ti rende di” plastica”,cioè non senti più nulla..potrebbe essere una difesa,certo! Ma bisogna fare molta attenzione al fatto che ciò non si tramuti in una condizione psicopatologica.I segnali che almeno mi sento di dare rispetto a questa assenza di “sentire sulla pelle” sono questi: Ti senti molto contenitivo rispetto a tutto e tutti e all’inizio sembra “bello e saggio”.Ti sembra di aiutare gli altri e te nelle situazioni.Per un pò può andar bene ..ma Attenzione a non diventare talmente contenitivi da trasformarvi in un contenitore..una vera e propria “scodella”,magari con tappo ermetico..in cui tutti depositano le loro cose belle e brutte e tu sei solo la scodella…Te ne accorgi che qualcosa non va perché prima o poi qualcosa ,un fattore esterno ad esempio,potrebbe far saltare il tappo ermetico.Le conseguenze potrebbero essere sia positive che negative ma la verità è una sola:E’ meraviglioso arrossire,avere i brividi(anche per dispiaceri o paure),provare sensazioni belle o brutte quando qualcuno ci sfiora o tocca all’improvviso. Questo perché tali sensazioni spesso fungono da indicatori sia per chi entra in relazione con noi ,sia per noi..che possiamo renderci conto di cosa stiamo provando e se abbiamo veramente bisogno di quel contatto con quella persona o situazione.Ovviamente stiamo parlando di qualcosa di sottile..proprio come la pelle..e le relazioni non si regolano solo in base ad essa..ma mi piace che cuorEducato non trascuri anche le cose più “sottili”…e sono sicura che i cuorEducati lo capiscono bene.Mi sembra il caso in questo articolo di salutarvi con un abbraccio tenero e delicato.
Stefania,oggi che gli abbracci per covid-19 sono diventati un lusso..ma cambierà. 😉
Quando ero una bambina e frequentavo le scuole elementari si imparavano ancora le poesie a memoria. Mi sembra di capire che oggi questa forma di apprendimento ed esercizio della mente sia fuori moda.. a parte filastrocche e poesie di Natale e insomma feste comandate. Noi imparavamo a memoria le poesie di autori importanti e ricordo che proprio alle elementari la mia maestra ci insegnò ” ‘A Livella ” di Antonio De Curtis. Io con mia sorella Laura la imparammo insieme recitando ognuna la parte scelta… decidemmo di interpretare ognuna il suo protagonista. Fu una bellissima esperienza e porto ancora dentro il significato di quella poesia di Totò ancora oggi più che mai attuale. Ricordo che noi a casa le poesie le imparavamo così: ci sedevamo tutti e 4 in cerchio perché allora la mia sorella più piccola non era ancora nata, e la imparavamo insieme.. facendo a turno nel ripetere le diverse parti. E’ un ricordo meraviglioso.. di come e quanto la mia famiglia ci abbia trasmesso il valore di fare e imparare insieme.. anche le poesie. Ne è passata di acqua sotto i ponti ma ciò che non è passato è quell’amore per il condividere e l’amore ,almeno per me per la poesia.. sia quella scritta.. che quella capacità di trovare poesia nei gesti, nelle persone, nella gentilezza. Sono doni veri questi!!! Una volta una vecchia signora che abitava nel condominio della mia nonna materna,venne a mancare.dicevano che era una persona ignorante,un’analfabeta dicevano.. ebbene quell’ “analfabeta” SCRIVEVA POESIE!!!! Fu ritrovato un suo quaderno dove erano appuntate poesie in dialetto e sì, forse erano piene di errori, magari non era rispettata la tanto decantata metrica… ma io amai quel fatto. Ero piccola, ma mi emozionava che una donna che non sapesse esprimersi molto bene e non sapesse far di conto, avesse dei pensieri così delicati.. scrivesse della profondità del suo animo, cogliesse il valore di ogni cosa. Questa per me è la poesia. Non credo di esser l’unica a pensarla così.. ma troppi professoroni con fare accademico hanno sempre tenuto a mettere i puntini sulle i.. “ci vuole preparazione… ci vuole tecnica”!! Mah! Forse si..ma io credo sia un passaggio successivo, e che per qualcuno magari poco fortunato perché non ha potuto approfondire o addirittura iniziare gli studi,scrivere poesie..o magari suonare “ad orecchio” uno strumento musicale,o disegnare su un foglio bianco un trenino in partenza..sia stato di aiuto nel viaggio della vita,un viaggio molto lungo a volte e spesso con bagagli pesanti..sia stato quel condimento necessario per alcuni di noi con il cuorEducato…che hanno bisogno di sapore anche nella quotidiana fatica. Uno dei primi a toccare questo tasto fu il mio amato Massimo Troisi ne “il postino”…lo adorai. Massimo ci ha salutati con un capolavoro di dolcezza e sensibilità…un vera opera d’arte dove tutto il suo cuore..direi cuorEducato decisamente,venne fuori..e dopo un pò purtroppo smise di battere..anche se ancora oggi lo fa battere a noi.Era un comico ,certo..ma con quella vena malinconica e poetica di ogni vero artista partenopeo. La mia, forse, prima poesia di quando avevo otto anni o poco più, diceva così: “ti dico ciao” stop, null’altro…lo ricordo bene perché dopo un po’ la ritrovai in un vecchio quaderno rispolverando tra le mie cose d’infanzia. E’ da me…lo compresi anche allora…avendo sempre sofferto un po’ di solitudine e di quella grande voglia di amore e di amicizia che si può riassumere anche in un semplice “ciao”. Dedicherò ancora spazio a poesie a tanta altra arte…non mia ovviamente…perché l’unica mia grande capacità è quella di saperla riconoscere…col mio “sentire”.
Vi lascio una piccola poesia scritta da me nel 2016… un periodo molto difficile per me… in cui riuscii a farmi pubblicare qualcosina… fu terapeutico.
GUARDAMI
In quel dentro,dove non riesce ad entrare mai nessuno,nessuno..in un dentro che sta talmente dentro,che solo il mio profondo,da dentro,lo sente..”tutti fuori!”..Non esiste un dentro,che così dentro,sta tanto male dentro…
Stefania,con la promessa che la prossima poesia sarà più allegra. 😉